Ci sono canzoni che mi fanno venire la pelle d'oca - come quelle in cui Ryan Key, quando esistevano ancora gli Yellowcard, cantava di suo nonno.
Ci sono canzoni che mi fanno sentire come se potessi spaccare il mondo - come Right Back At It Again degli A Day To Remember.
Ci sono canzoni che mi annodano lo stomaco - come I Lied e Go dei Boys Like Girls.
Ci sono canzoni che con la semplice melodia e tre strofe sono capaci di ridurmi in lacrime.
Non sono molte, è difficile che io scoppi a piangere per una canzone - Head Above Water di Avril Lavigne ha una strofa che proprio non riesco a cantare perché mi si mozza il respiro e la voce mi esce strozzata a causa delle lacrime.
E ieri sera ho scoperto Los Angeles di Peter Bradley Adams - di cui conoscevo già qualcosa. E non so cos'abbia questa canzone in particolare - è triste, malinconica, nostalgica, si presta a tante situazioni e interpretazioni, suona come un addio.
Come la fine di una stagione, come la fine di una vita.
Sa di vento tra i capelli mentre guidi al tramonto e le stelle iniziano a comparire nel cielo.
Suona come il desiderio feroce di qualcosa che non hai mai avuto, suona come la mancanza devastante di qualcosa che però non hai mai stretto tra le mani.
E quando la sento, sento anche questo aggrovigliarsi di emozioni nello stomaco e la lacrime sono già lì che mi scorrono lungo le guance senza che neanche me ne renda conto.
On air: Peter Bradley Adams - Los Angeles
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