giovedì 9 febbraio 2017

Recentemente gli Yellowcard hanno condiviso su Facebook - in un famoso Throwback Thursday - una loro esibizione acustica di Southern Air
E mi sentivo particolarmente giù di morale quel giorno, ma poi quella strofa mi ha fatto venire i brividi come sempre. 

The sun lays down inside the ocean, I'm right where I belong
Feel the air and salt on my skin the future's coming on
And after living through these wild years coming out alive
I just want to lay my head here and stop running for a while

Amo questa strofa, amo questa canzone, amo l'album in cui è contenuta, amo la voce di chi la canta, amo la band che la suona. 

Il problema è che ci sono momenti in cui non credo affatto di esserne uscita viva da quegli anni. 

Malconcia, ammaccata, ferita, sanguinante, zoppicante, con pezzi di me stessa mancanti - quello sicuramente. Ma viva? 
Immagino che dipenda dal concetto e dall'idea che uno ha sull'essere "vivi". 


Nelle ultime settimane mi è capitato spesso di essere seduta in macchina sul sedile posteriore e quando non sono io ad essere padrona della musica, mi infilo sempre le cuffie dell'iPod. 

Ho sempre detto che sul mio iPod sono presenti diverse playlist: quella con tutti i miei artisti preferiti, quella con le colonne sonore, quella un po' mista. 
E infine c'è quella con tutta la musica che ascoltavo dai diciotto anni fino ai 20/21/22 - non ricordo bene. 

Quella playlist è difficile che io l'ascolti, devo proprio volermi torturare se decido di sceglierla. 

Sono stati tutti viaggi abbastanza brevi (a parte uno) e saltando un paio di canzoni all'inizio della playlist, quasi in cima - grazie all'ordine alfabetico - ci sono gli Angels & Airwaves. 

Comincio sempre con loro quando opto per la tortura e ogni volta, immancabilmente, mi stupisco di quanto mi piaccia la voce di Tom DeLonge. 

Non sono stata una fan dei Blink-182 fin da subito, ho cominciato "tardi" quando avevo già quei 14/15 anni. 
Quando ho scoperto per la prima volta i Blink-182 ero praticamente ancora una bambina che ascoltava solo pop e mainstream e ricordo benissimo i pomeriggi passati a casa di questa mia cugina di terzo grado - quella che poi sarebbe stata per breve tempo la ragazza di NAC - con la televisione accesa su TMC2 perché all'epoca non esisteva affatto MTV. 

Era il 1999 o il 2000 e ricordo chiaramente questi tre videoclip in particolare che passavano a ripetizione su TMC2 quasi nello stesso ordine alla stessa ora - se ce n'era uno, potevi scommettere sul fatto che a seguire ci sarebbe stato l'altro: c'era Lucky di Britney Spears, c'era Rock DJ di Robbie Williams che ci faceva schifo perché ci impressionava da morire con lui che si "pelava" e poi rimanevano i muscoli e infine le ossa. E c'era What's my age again? dei Blink-182 che ci lasciava perplesse nei nostri 10 o 11 anni perché nel video correvano nudi. 

Quello è stato il mio primo incontro con i Blink-182 e mi sarei dimenticata di loro per i successivi quattro anni. 

Quando si sono sciolti per me era stato quasi più naturale "seguire" Mark Hoppus (e Travis Barker) e la sua nuova band - i +44 - perché amavo la sua voce e lo stile della band. Oltretutto ero in fissa con il logo della marca di abbigliamento che aveva creato, la Atticus. 
Ma ho continuato a seguire anche Tom con i suoi Angels & Airwaves e forse perché ho sempre avuto una preferenza per Mark, ancora oggi mi stupisco di come sappia farmi venire i brividi la sua voce e si sa che io ho la fissa per i secondi album di una band e I-Empire lo amo tantissimo e Rite of Spring è la mia canzone preferita di quel disco. 

And everyday I wake
I tell myself a little harmless lie
The whole wide world is mine

The summers gone, the years have passed,
My friends have changed, a few did last,
The smallest dreams got pushed aside,
The largest ones that changed my life,

Proprio perché gli AVA sono in quella playlist, ogni volta che li ascolto riscopro la voce di Tom DeLonge come se non l'avessi mai sentita prima ed è terribilmente emozionante. 

Dico sempre che è cominciato tutto con i miei 17 anni, ma la verità è che mi rendo conto che il vero fondo l'ho toccato a 18 anni e che fino al compimento dei diciannove non c'era stato verso di venirne fuori. 
I 17 anni sono stati quelli delle crisi di rabbia e di pianto, ma i 18 anni sono stati quelli in cui bevevo senza un limite e quelli in cui mi tagliavo ogni giorno e quelli in cui ho smesso di parlare - quelli in cui mi sono seduta sul fondo e mi sono messa ad aspettare, annegando nel frattempo nell'alcol e nelle lacrime e nel sangue e nella parole senza via d'uscita. 

Mentre in ordine alfabetico passavo dagli AVA ai Blink-182, con le prime canzoni dei Bullet for my Valentine mi sono resa conto del perché tutto riporta ai 18 anni. 
Forse con i Bullet for my Valentine neanche tanto perché ho lasciato solo alcune canzoni, ma proseguendo con quella playlist si trovano Crash Romeo, Deep Insight, Letter Kills e Lostprophets. 
Tutte quelle band mi ricordano quei due anni, ma in particolare mi ricordano i 18 anni. 

Come ho detto prima, i Bullet for my Valentine neanche più tanto perché ho tolto le canzoni che mi facevano più male e quelle che ho lasciato sono quelle dell'album più recente in mio possesso - Scream, Aim, Fire del 2008. 
Forse ho sentito anche Fever del 2010, ma avevo già iniziato a lasciarmi alle spalle molte delle band di quegli anni a causa di quello che mi ricordavano. 
Le tracce di Scream, Aim, Fire che invece ho lasciato mi riportano immediatamente alla memoria il giorno di luglio in cui, nervosa, stavo guidando per recarmi a scuola un'ultima volta per sostenere l'esame orale di maturità. Ma avevo già 19 anni e quelle canzoni non sono legate in maniera profonda a quell'inferno iniziato nel 2006. 

I Lostprophets invece.. 
Anche loro, ogni volta che li ascolto, mi aprono gli occhi su quanto li amassi all'epoca - un po' come la voce di Tom DeLonge
Rooftops è stata la prima canzone con cui li ho conosciuti, proprio in quel maledetto 2006 - è stata la prima canzone sul mio lettore mp3. 
Li ho riascoltati durante l'ultimo viaggio e non riesco a ricordare nemmeno l'ultima volta in cui l'avevo fatto - e pensare che in quegli anni non ascoltavo altro e loro erano una delle band immancabili nel mio mp3
E ho capito Broken Hearts, Torn Up Letters And The Story Of A Lonely Girl come mai avevo fatto prima e A Town Called Hypocrisy sarà per me sempre uno dei simboli di quegli anni. 

Can you take this lonely girl?
I pick her up from off the ground
'cause there's no pride, to be found
When you follow sheep around
And no future here, no future
For us in this town

Mi ricorda sempre quel pomeriggio invernale nel quale con mia madre ero andata al ricevimento insegnanti e nel tornare a casa la cantavo a squarciagola

E andando avanti con quella playlist chissà chi o cosa altro avrei scoperto. 

Parlo sempre dei 17 anni ed è vero, è stato in quel 2006 che tutto ha iniziato ad andare di male in peggio. 
Ma ascoltando tutte quelle band che ascoltavo in quegli anni, mi sono poi resa conto che sono i 18 anni il vero centro di tutto: a 17 anni è iniziata e a 19 anni ha cominciato a finire, ma a 18 anni c'ero dentro fino alla punta dei capelli. 

A 18 anni ho toccato il fondo e per un bel po' sono rimasta lì. 
Ho cominciato a richiamare il controllo che aveva la me quindicenne per avere una routine che mi evitasse di scavare ulteriormente

La mia distruzione non è stata a 13 anni quando ho cercato di fare quello che ho fatto
Non è stata a 14 anni con il terrore di uscire di casa e andare a scuola e i ripetuti attacchi d'ansia e di panico.
Non è stata a 15 anni quando ho preso la decisione di smettere di provare qualsiasi cosa e da quel giorno ancora ci lavoro. 
Non è stata a 16 anni quando le cose hanno iniziato a scricchiolare e ci ho riprovato e non è stato nemmeno a 17 anni quando tutto è andato in pezzi. 

No, la mia distruzione è stata a 18 anni quando le mie giornate erano governate da pochi, ma insistenti pensieri: quando avrei potuto bere ancora dell'alcol, con quante poche ore di sonno alle spalle me la sarei potuta cavare per non addormentarmi sul banco ma per poter crollare incosciente senza sognare la notte, se sarei stata beccata nell'atto di andare in bagno con il taglierino infilato su per la manica della felpa e con il rammarico che non tagliasse come la mia lametta a casa

Indico sempre i 17 anni come quelli critici, ma la verità è che quella playlist con gli artisti di quegli anni che ascolto ormai raramente mi ricorda sempre che sarebbe fin troppo facile scivolare di nuovo nei panni di quella diciottenne e che mi serve tutto il controllo che ho riconquistato strappandolo con le unghie e con i denti per non cedere alla tentazione e al suo richiamo. 

On air: Yellowcard - What Appears  

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