sabato 21 novembre 2015

La mattina dopo il mio ultimo post avevo gli Yellowcard alla radio. 
Sono partita con Crash The Gates e dimmi se poi non è una coincidenza di quelle cosmiche - ma di quelle che dimostrano che certe cose accadono per un motivo - quella di passare davanti all'imbocco della tua via con Make Me So che suona e sentire Ryan che mi canta (vabbè, non direttamente a me me, ci siamo capiti) "you dreamt of some better place, some better love with some better name"

Un po' come quando sono passata davanti a casa di Elisa una volta e stava suonando Rivertown Blues

Sono queste cose che mi ricordano perché gli Yellowcard sono la mia band preferita e la voce di Ryan quella che mi fa venire i brividi anche con quaranta gradi all'ombra. 

E quando è stato il momento di parcheggiare la macchina al lavoro, prima ho aspettato che finisse My Mountain
Avrei aspettato in ogni caso perché non interromperei mai una canzone degli Yellowcard prima che sia finita - quella in particolar modo - ma ho aspettato anche perché quel giovedì mattina mia madre è entrata in bagno proprio mentre mi truccavo e mi ha detto che i miei nonni quel giorno avrebbero fatto sessant'anni di matrimonio. 

Ho sempre scritto di come avessi poco in comune con Lift A Sail, ma più ascolto quest'ultimo album e più scopro nuovi lati e nuove sfumature che me lo fanno amare. 
E The Deepest Well si conferma la mia canzone preferita in assoluto dell'album. 


Nei film si sente sempre dire "ah, se potessi tornare indietro cambierei questo/rifarei quello", ma la verità è che quando ci penso non saprei proprio cosa cambiare o rifare. 
Non saprei puntare un dito su un evento preciso. 

Lo dico sempre che sono problematica. 


In questo ultimo periodo penso spesso all'idea di tatuarmi nuovamente. 
Nei miei piani originali avevo sempre pensato che se mai avessi trovato il coraggio di iniziare, ne avrei fatti tre. 

E due di quelli pensati in origine li ho già fatti. 
L'idea del terzo è ancora quella, ma mentre facevo il secondo - non proprio nel posto che avevo pensato - mi è nata l'idea per un quarto. 

Penso sempre a fuggire, penso sempre a salvarmi da qualsiasi rifiuto o dolore ma la verità è che allo stesso tempo ho bisogno del dolore. 
Ne ho bisogno, perché quando sento la mia pelle troppo stretta addosso ho bisogno di sentire sollievo. 
Il sollievo che a volte solo una lametta o un ago da tatuaggi può darmi. 

On air: Good Charlotte - Makeshift Love

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