martedì 3 febbraio 2015

Vi capita mai di guardare un film oppure una serie televisiva in cui viene citato un libro oppure una canzone e da come ne parlano sembra la cosa più bella del mondo?
Vi capita mai di pensare "cavoli, come vorrei leggerlo!" oppure "cavoli, come vorrei sentirla!" ma poi scoprite che è tutto fittizio, creato apposta in funzione della trama?
A me capita continuamente.

A volte si è fortunati e quei libri e quelle canzoni vengono create sul serio.

Con le canzoni è molto difficile essere fortunati.
Ricordo una canzone che mi piaceva molto nella serie Hellcats e ne ricordo una nella quarta stagione di Rizzoli & Isles: trenta secondi realizzati apposta per l'episodio, ma poi mai trasformati in vere canzoni.

Ho avuto fortuna con Heat Wave, il tanto proclamato libro di Richard Castle - protagonista dell'omonima serie televisiva - poi trasformato in una vera e propria serie di romanzi.
La serie inizia con il giallista Richard Castle in cerca di ispirazione per una nuova serie di libri e trova nel Detective Kate Beckett la sua musa per creare Nikki Heat.
Quei romanzi poi sono stati scritti davvero e pubblicati e siccome Richard Castle era già famoso per il suo precedente eroe Derrick Storm, ora sono stati creati anche quei romanzi.

Ho avuto fortuna con God Hates Us All di Hank Moody, protagonista di Californication, ma sarò sincera: il libro è carino, a me è piaciuto e non mi stanco mai di citare uno degli ultimi dialoghi tra il protagonista e la sua ex-ragazza, quella con cui inizia più o meno tutta la vicenda.
Ma nella serie - perlomeno nella prima stagione - viene proclamato come un capolavoro assoluto, un'esecuzione magistrale di scrittura dissacrante sulle relazioni sentimentali scritto da uno scrittore altrettanto dissacrante.
Viene proclamato come il libro che ha portato Hank Moody alla vetta del successo, viene proclamato come la sua consacrazione e tutta la prima stagione è un tira e molla tra lui e Hollywood perché Hank è stato costretto a trasferirsi da New York a Los Angeles per la realizzazione cinematografica - e che cazzo, vogliono che lui scriva la sceneggiatura ma che faccia finire la storia dei protagonisti a lieto fine!
God Hates Us All viene portato in palmo di mano come un manuale sull'amore, come il libro della vita ma quello che poi hanno scritto è.. normale.
Si legge comunque bene, ma è quasi insipido rispetto al ritratto che ne avevano fatto.

E poi ci sono quelle canzoni e quei libri che non verranno mai - e dico mai - creati.

Penso ai testi delle canzoni fittizie di Adam Wilde scritti nell'ultimo libro che ho letto - Resta Sempre Qui di Gayle Forman - e cosa non darei perché fossero reali.
Penso a An Imperial Affliction di Peter Van Houten creato e citato in The Fault In Our Stars di John Green.
Penso che sotto le feste di Natale ho visto il film The Words con Bradley Cooper, Zoe Saldana, Dennis Quaid e Jeremy Irons ed era una storia nella storia. La storia di Clayton Hammond interpretato da Dennis Quaid che legge in pubblico alcuni estratti del suo romanzo The Words, il quale racconta a sua volta la storia di un altro scrittore di nome Rory Jansen (Bradley Cooper) che non riesce a sfondare, ma che un giorno trova un vecchio manoscritto e decide di pubblicarlo a suo nome.
Ma poi incontra il vero scrittore - The Old Man, interpretato da Jeremy Irons - il quale racconta la vera storia che sta dietro al romanzo di cui Rory si è appropriato.
E anche in quel caso ho provato il desiderio bruciante di leggere Le Lacrime Dalla Finestra.

In realtà però c'è un altro libro per il quale ucciderei se soltanto esistesse davvero e si tratta di An Unkindness Of Ravens di Lucas Scott.

Ho scritto innumerevoli volte quanto io abbia amato One Tree Hill, quanto ancora lo ami anche dopo anni che è finito, quanto - sebbene poi i miei preferiti siano diventati Nathan e Brooke - il mio amore all'inizio fosse per Lucas e Peyton.
E vorrei che esistesse questo libro, per rivivere ancora una volta e dal punto di vista di Lucas il rapporto con il suo fratellastro Nathan e con quel padre mai degno di essere chiamato tale.
E poi il rapporto con sua madre e con lo zio Keith, gli amici e il basket a River Court e il triangolo tra Brooke e Peyton e l'amore per quest'ultima.
E a causa di questo, vorrei leggere anche il suo seguito - The Comet - un'altra dichiarazione per Peyton e che deve il suo titolo proprio alla macchina che lei guidava.
Quella macchina con cui stava ferma durante il semaforo verde e con cui poi partiva sgommando non appena diventava rosso, incurante dei possibili incidenti.
Quella macchina che permise il primo incontro tra Lucas e Peyton, quando questa rimase un giorno a piedi.

"The boy saw the comet and he felt as though his life had meaning. And when it went away, he waited his entire life for it to come back to him."

Non smetterò mai di desiderare che questi libri possano un giorno esistere sul serio. 



E per quelle che io chiamo "fortunate coincidenze", oggi ho iniziato il libro che Anna mi ha regalato per Natale - Boy21 di Matthew Quick - che, guarda caso, parla proprio di basket e mi fa tornare in mente proprio One Tree Hill e il periodo in cui facevo le ore piccole per vedere le repliche delle partite in cui Marco Belinelli giocava e contiene persino una frase che si ricollega al mio post di ieri e, in generale, al mio modo di vivere. 
You can lose yourself in repetition - quiet your thoughts; I learned the value of this at a very young age.

On air: Trading Yesterday - One Day

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