lunedì 2 febbraio 2015

Sono una persona ossessiva - non è la prima volta che lo dico e non sarà nemmeno l'ultima. 

Una volta avevo scritto questo post lunghissimo su quanto fossi un disastro a diciotto anni, su quanto avessi bisogno di una ferrea routine per non andare in pezzi e affrontare un giorno dopo l'altro. 
Avevo scritto che su molte cose avevo lasciato la presa - abbinamento di vestiti con biancheria e scarpe e altre cose fatte in un certo modo - ma che una cosa su cui ero ancora abbastanza rigida era la mia alimentazione. 

Non solo per questioni di dieta - e se perdessi almeno altri cinque chili farei un favore a me e al resto del mondo dopo i dieci che ho perso nel corso di due anni senza mai recuperare, grazie al cielo - ma anche perché è una questione di ordine mentale.
Forse la mia vecchia insegnante di pedagogia e filosofia non aveva tutti i torti quando diceva che presentavo sintomi di autismo, ma vai te a sapere. 

Mi definisco una semi-vegetariana e dico "semi" perché ancora non riesco a rinunciare al prosciutto cotto, mangio un po' di pesce e il salmone affumicato è uno dei miei punti deboli anche se dopo mi sento inevitabilmente in colpa. 
E metterei pure vegetariana tra virgolette visto che mangio solo insalata, pomodori, cipolle, peperoni, mais, carciofini e occasionalmente sedano e carote. Tutto il resto della verdura mi fa schifo.
Ho così tante fisime alimentari che non so come faccia mia madre a starmi ancora dietro.

La dieta con cui ho perso dieci chili non è nemmeno una dieta nel senso classico del termine perché è tutta basata sui miei "mi piace/mi fa schifo". 
La mia fortuna è che non sono mai stata una particolare amante del pane - roba che ancora oggi ne mangio solo un pezzettino integrale il lunedì a pranzo - e anche la roba dolce, a parte il cioccolato, mi attira fino ad un certo punto. I biscotti non hanno mai fatto per me e di cioccolata ne mangio solo un pezzettino - e nemmeno tutti i giorni. 
Adoravo la pizza e mia madre dice che probabilmente si tratta del lievito che usano per l'impasto, ma mi fa star male per giorni. Roba che esco il venerdì sera per una pizza e non la digerisco fino al martedì mattina. 
Sono anni che non mangio una pizza di dimensioni normali e sono arrivata al punto che non riesco ad arrivare in fondo nemmeno ad una pizza baby - e le mie amiche mi prendono in giro.
Ormai mi basta davvero poco per sentirmi lo stomaco gonfio e teso e a volte guardo allucinata i miei genitori o le mie amiche arrivare in fondo anche solo ad una pizza senza battere ciglio. 

Il punto è che sono ossessiva e sviluppo ossessioni anche per il cibo. 
Non so se è stato crescendo che la mia percezione del cibo è naturalmente cambiata o se è stata la mia natura ossessiva a convincermi che anche i cibi che più amavo ora mi fanno male.
Non lo so. 

“Quitting’s not hard. Deciding to quit is hard. Once you make that mental leap, the rest is easy.”

“Really? Was that how you quit me?” And just like that, without thinking, without saying it in my head first, without arguing with myself for days, it’s out there.

Ora mi sono fissata con i burger di soia - e adesso sono i miei genitori a guardarmi allucinati quando ne mangio uno - e con la cannella. 

Sono sempre stata amante del caffè, sin dalla prima volta che ho assaggiato un cappuccino a tredici anni. 
Ora la mattina mi preparo questa cosa che sa molto di Starbucks americano: caffè solubile, un po' di zucchero, latte e ovviamente cannella. Un cinnamon latte, insomma.
E non so come, sono pure diventata ossessionata dal tè. 

In realtà ho sempre odiato il tè. 
Ricordo quando andavo a giocare a casa di una mia amica, ancora all'epoca delle elementari, con altre due bambine - le solite quattro dell'Ave Maria insomma, come ci chiamavano le maestre. 
E per merenda sua madre ci preparava sempre il tè con i biscotti e non importava quanto zucchero ci mettessi, odiavo il sapore. Ricordo anche quanto mi sentissi mortificata perché sua madre si lamentava a voce alta che era costretta a comprare la cioccolata in tazza per me perché non bevevo il tè "come tutte le altre". E allora mi costringevo a berlo e lo odiavo. Lo odiavo.

Sarò sincera: ancora adesso sceglierei caffè a mani basse - persino il più scadente - su una tazza di tè. 
Però forse complice il freddo, forse il fatto che ci avevano regalato questa scatola di tè verde alla menta, il tè è entrato a far parte della mia routine alimentare ormai da quasi due mesi. 
E ho scoperto che aggiungendoci miele e cannella non mi fa poi nemmeno così schifo e le aggiunte gli tolgono quel tipico sapore di tè che mi ha sempre fatto digrignare i denti.
Sceglierei sempre il caffè ma ora guai a togliermi la mia ossessione per il tè, la mia ossessione per il rituale di avvolgere le mani fredde attorno alla tazza bollente e di sorseggiarlo con calma. 

Mai detto di essere una persona sana, io.

On air: Yellowcard - Lift A Sail

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