lunedì 3 novembre 2014

Ogni volta che vedo il tuo nome nella lista dei miei contatti di Whatsapp non riesco a fare a meno di sentire un colpo al cuore e chiedermi "e se..?".

Abbastanza inutile - me lo dico da sola - perché sono famosa per non prendere mai decisioni fino a quando non sono costretta in un angolo, sia metaforicamente che letteralmente. 

Vedo il tuo nome e quel numero di telefono che non ho mai cancellato e penso ancora a quel messaggio che mi era arrivato per sbaglio a febbraio e al quale ho risposto forse troppo frettolosamente per farti notare che non ero il destinatario prefissato. 

Serena dice sempre che sono troppo razionale e che penso troppo sulle decisioni da prendere, che dovrei seguire l'istinto e buttarmi. 

E quando ti avevo risposto, ero stata sia impulsiva che fin troppo razionale - per quanto paradossale possa sembrare.
Ho scritto e cancellato almeno dieci volte quel messaggio che ti avevo mandato e ancora non ero soddisfatta di come era venuto fuori; nonostante lo smiley era ancora troppo freddo e impersonale - come me, insomma. 

La verità è che ero sconvolta dall'aver scoperto che avevi ancora il mio numero, che non ti eri liberata di tutto quello che riguardava me - come avevo fatto anche io. 
Chissà se dopo quell'errore ancora hai il mio numero o se stavolta l'hai cancellato. 

Il punto è che quando verso sera ho ceduto e ho raccontato tutto a mia madre, ha concordato con me che quel messaggio facesse abbastanza pena: volevo che la conversazione proseguisse o ne avevo troppa paura e inconsciamente ho fatto in modo che finisse lì?

Avrei dovuto rivolgermi direttamente e subito a mia madre perché è lei quella diplomatica - lo è sempre stata - e io, per quanto sia sempre estremamente troppo meditabonda su certe questioni, a volte ho la stessa delicatezza di una granata. 

La verità è che ero - sono - debole.
La verità è che non volevo mostrarmi vulnerabile nemmeno di fronte a mia madre. 
La verità è che non volevo sentirmi rivolgere quella stessa domanda che si trova sopra e che stavo cercando di evitare come la peste perché non volevo rispondere. 


Oh, but as you walk away
You don't hear me say

Where's the "good" in "goodbye"?
Where's the "nice" in "nice try"?
Where's the "us" in "trust gone"?
Where's the "soul" in "soldier on"?
Now I'm the "lone" in "lonely"
'Cause I don't own you only
I can take this mistake
But I can't take the ache from heartbreak
Can't take the ache from heartbreak

No matter how it falls apart
There's an "art" in breaking hearts
But there's no fair in farewell, no
When I see you in the street
I pray to God you don't see
The silent "hell" in "I wish you well."

If I could turn back time, then I would re-write those lines

Ogni tanto ancora ci penso, ancora penso a cosa sarebbe potuto succedere se avessi chiesto subito a mia madre e risposto diversamente. 
Poi mi dico che non importa. 

On air: The Script - No Good In Goodbye

Nessun commento:

Posta un commento