lunedì 27 ottobre 2014

Ultimamente mi capita spesso di ripensare agli anni in cui ero una ragazzina.

Magari sono solo brevi flash, a volte sono ricordi più lunghi.
Magari sono volti non più definiti perché non mi sono mai concentrata abbastanza per memorizzarli, a volte sono volti che so non dimenticherò mai.

Ripenso alla ragazzina che ero e non posso fare a meno di sentirne la mancanza, nonostante fosse a pezzi e in ginocchio.
A volte vorrei tornare ad avere quegli anni, ma forse poi mi mancherebbe la persona che sono oggi.
E quanto sarebbe comodo tornare ad avere diciassette anni con la "maturità" che possiedo adesso?

Vorrei tornare ad avere diciassette anni perché comunque non sono mai davvero cresciuta.
Mi sento quasi bloccata perché mi sembra di aver lasciato così tante cose in sospeso e vedo chi mi circonda andare avanti con la propria vita e io vorrei soltanto fermare il tempo, se proprio non posso riportare le lancette indietro.
Mi sembra di non aver fatto così tante cose ed è frustrante dover crescere con questo perenne senso di insoddisfazione.
E di inadeguatezza soprattutto, quel senso di inadeguatezza che non mi abbandona mai e che io cerco di ricacciare giù ogni volta che tenta di salire in superficie.
Del tipo che le mie amiche mi parlano di cose che dovrei aver fatto anche io e il modo in cui ne parlano dà per scontato che le sappia anche io e che le abbia fatte.
E sì, ne sono a conoscenza - ma solo in teoria.
E io annuisco mentre qualcosa dentro di me urla a squarciagola che me lo merito perché "ti sei fatta un paio di domande?"

Venerdì sera sono andata a trovare Serena a casa sua e nel parlare di una tipa che conosce, se n'è uscita con la seguente frase: "Solo perché non l'ha fatto da adolescente, non significa che debba farlo adesso che ha ventisei anni."
E, sarò sincera, mi sono sentita un po' morire dentro e di conseguenza si torna a tutto il discorso scritto sopra.

Sabato sera ero fuori e c'è stato un momento, mentre Laura parlava con altre persone, in cui ho pensato che una volta arrivata a casa mi sarei tagliata e fanculo l'aver resistito un mese e mezzo.
E ho perso totalmente il filo della conversazione perché ero entrata nel tunnel e non facevo altro che pensare al momento in cui finalmente avrei avuto la lametta tra le mani e la mente era invasa da immagini del mio polso dopo.
Disgustoso, lo so.
A dispetto di quello che credono tutti, so benissimo quando rasento il limite della decenza e vederlo scritto fa schifo - me ne rendo conto - ma serve a me per sbattere contro il fatto che sto male e che ancora non mi decido a fare niente a riguardo.
E non ho ancora raggiunto il fondo - non ci sono nemmeno lontanamente vicina - e lo so perché le ultime due volte sono alquanto memorabili.

E io reprimo, seppellisco tutto sotto l'apatia, ma sono consapevole che prima o poi arriverà il giorno in cui ci sarà il conto da pagare.
Intanto mi faccio fare credito.

In soldoni, alla fine sabato non ho fatto niente.
Di solito accampo scuse per farlo, ma sto provando a testare il metodo inverso: sono troppo stanca e senza forze, mi devo struccare, mi sono appena data la crema per le mani e non voglio rendere qualcosa appiccicoso.
Stranamente, sabato notte ha funzionato e il mio nuovo record di un mese e mezzo è ancora intatto.
Piccoli passi.

È come essere perennemente in riabilitazione; peccato che nessuno mi dia una medaglia quando raggiungo un nuovo record di sobrietà.
 

You know, one thing--
going back doesn't have to mean going backwards.
It can mean moving on.

[The Mentalist – 6x09 – My Blue Heaven]

Dicono che a volte rivisitare il passato aiuti ad andare avanti e una volta ne ero pure convinta, ora non tanto.

Tutta questa nostalgia che sento per la diciassettenne che ero e per la vita che avevo non è affatto sana.
Tutta questa nostalgia del liceo e persino degli atti di bullismo è tossica per la mia stabilità mentale ed emotiva.

Non ho dimenticato una sola persona tra tutti quelli che mi hanno attaccata nel corso degli anni, ricordo ogni singola faccia.
Non ne ho dimenticato uno e c'è chi ancora mi fa fuggire a gambe levate - anche se spero nel modo più sottile e discreto possibile perché non gli vorrei dare un'ulteriore soddisfazione.
C'è chi invece non mi fa caldo né freddo e quindi sono capace di restare a testa alta.
C'è chi mi riconosce e ancora mi schernisce e c'è chi ci prova ma quando non vede nessuna reazione in me, poi smette.
C'è chi mi riconosce ma non fa assolutamente nulla e c'è chi invece non mi riconosce affatto, ignaro oppure indifferente a tutto il male che ha causato.

Sabato sera ne ho visti due, uno il cui sguardo mi è passato attraverso come se proprio non ci fossi e l'altro che continuava a lanciarmi occhiate.
E il secondo di cui parlo lo fa spesso, ogni volta che mi vede.

Ho passato anni - anni di frustrazione e rabbia e dolore - ad immaginare il giorno in cui mi sarei vendicata.
E provo un'ilarità quasi malsana quando mi accorgo che sembra quasi che ora siano loro ad avere paura di me.
Immagino perché non sono mai stata capace di nascondere i miei stati d'animo e che quindi sul mio viso si legga tutto il rancore che non ha mai smesso di bruciare nel corso degli anni.
Ancora sogno di vendicarmi, non ho mai smesso.

E quasi mi dà alla testa tutto quel cocktail di rabbia e voglia di rivalsa e senso di superiorità quando mi accorgo che mi guardano come se non mi avessero mai vista prima.

On air: Brand New - Play Crack The Sky

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