lunedì 10 novembre 2014

Ogni tanto penso che Facebook sia il peggior social network mai inventato - e lo dico io che ci sto dal 2008. 

Ogni tanto vedo persone "amiche" con altre persone che non sapevo nemmeno si conoscessero e mi chiedo se sono le tipiche "amicizie da Facebook" o se sono io che in tutti questi anni ho fatto la reclusa e mi sono persa cambiamenti così importanti nelle dinamiche interpersonali. 
E quanti bei paroloni per dire niente, in sostanza. 

Ero su Facebook prima e ho visto che una tipa che era al liceo con me era stata taggata nelle foto dell'aperitivo della domenica nel bar dove andiamo io e Laura il sabato sera. 
Da lì a vedere tutte le foto il passo è stato breve, esattamente come è stato breve poi rivedere facce che non vedevo da tanto tempo - dal vivo. 
Gente di cui avevo (volutamente) dimenticato l'esistenza. 

E io detesto pensare alle scuole medie, detesto pensare a quando ero ancora in seconda ed era tutto uno schifo e c'erano tutti quelli di terza che se la prendevano con me e io avevo in classe uno dei loro amici perché era stato bocciato ed era il peggiore di tutti. 

E un profilo di Facebook poi tira l'altro e mi sono fatta tutta una carrellata di questi soggetti e sebbene mi sentissi male nel vedere le loro facce, proprio non riuscivo a smettere. 
Li odiavo, li odio ancora. 
Sono passati dodici e passa anni e li guardo in faccia e in realtà sono ancora tutti uguali.
Sono passati dodici e passa anni, ma ancora li detesto con la stessa ferocia e detesto anche me stessa perché provo ancora tutta questa rabbia.

Guardo le loro foto, spio le loro vite sui loro profili e provo uno schifo assurdo per loro. 
E provo uno schifo assurdo anche per me perché guardo le foto di quello che era in classe con me ed era il peggiore di tutti e penso a come diavolo ho fatto a permettergli di buttarmi tutta quella merda addosso, a permettergli di offendermi per tutti quegli anni, a permettere alle mie "amiche" di lasciare che mi umiliasse senza dire una parola. 

Posso ancora provare rabbia, possono anche essere passati dodici anni, posso anche essermi dimenticata le parole esatte ma ancora ricordo l'effetto che hanno avuto su di me. 
Ancora sento le loro voci sussurrare tutte quelle cattiverie che poi hanno messo radici e ogni tanto ancora crescono di qualche centimetro, ancora affondano gli artigli nel terreno fertile delle mie insicurezze.

Ho permesso loro di rovinarmi la vita e condizionarmi le relazioni con le altre persone e non riesco a smettere di tremare dalla rabbia. 

Poi vedo anche le foto di quelli che erano i nuovi "amici" di Elisa quando abbiamo iniziato a frequentare due scuole diverse, quelli che anche a vent'anni si permettevano di darmi addosso. 
Quelli che quando avevo 16/17 anni Elisa lasciava fare senza dire nulla - e nei momenti di lucidità me ne rendo conto, bell'amica proprio. 
Vedo anche quelle foto ed è come gettare benzina sul fuoco. 

Vedo tutte quelle foto e quella rabbia che ancora tento di sopire brucia più che mai quando mi rendo conto che è da quando avevo 11/12 anni che sono vittima di bullismo - che ero troppo debole per fare qualcosa e che mi sono limitata a rannicchiarmi su me stessa sperando di attutire i colpi.
E ora ho venticinque anni e non sono messa meglio. 
Ho venticinque anni e sono io quella che si rinchiude in casa come se avesse qualcosa di cui vergognarsi. 
La mia faccia è un motivo sufficiente? 
Stando a quello che mi dicevano a tredici anni, direi di sì. 

Provo ancora quella furia cieca e solo in questi momenti capisco cosa fa scattare alcune persone nel commettere certi gesti. 
E anche se forse non appiccherei il fuoco, di certo li guarderei bruciare e mi godrei lo spettacolo. 
Ogni. Singolo. Momento. 
Sono conscia da anni che non sono in grado di perdonare e che "porgere l'altra guancia" per me ha valore solo se significa assestare un bel pugno. 

La verità è che sono ancora furiosa ma quella rabbia non ho mai imparato a sfogarla, se non su di me. 

Ogni tanto mi stupisco di certe amicizie su Facebook e sempre ogni tanto mi dico "per fortuna che esco poco". 

Dico sempre che non ho mai smesso di essere quella diciassettenne infelice e arrabbiata e confusa, ma la verità è che non ho mai smesso di essere quella tredicenne umiliata da tutti i suoi compagni di scuola. 

On air: Bastille - Laura Palmer

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