sabato 15 novembre 2014

Era un sabato anche undici anni fa.

Non ricordo praticamente nulla di quel giorno, se non le ultime ore.
Non ricordo quando ti ho salutato per l'ultima volta, senza sapere che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei fatto - non ricordo se era la sera prima o quella prima ancora.
Non ricordo se invece è stato diversi giorni prima.

Ricordo l'aria pesante a casa.
Ricordo il silenzio.
Ricordo che avevo quattordici anni e non uscivo di sera perché ero ancora piccola e comunque, date le circostanze, proprio non era il caso.
Ricordo che i miei genitori mi avevano lasciata a casa della zia di mia madre che abita nella nostra stessa via e che ho passato la serata in camera di Patrizia, la minore delle figlie di zia Maria.
Ma Patrizia era già una ragazza adulta e avevo sempre preferito la sua compagnia a quella di sua sorella Monica.

Ricordo che abbiamo passato la serata in camera sua al buio, con solo la televisione ad illuminare la stanza.
Non ricordo di cosa abbiamo parlato; molto probabilmente abbiamo parlato della mia cotta per il ragazzo che mi piaceva all'epoca e di quando lo vedevo in piazza.
Molto probabilmente abbiamo parlato di come stessero andando i miei primi due mesi di liceo e di altre cose triviali che a quattordici anni sembravano avere un'importanza fondamentale per me.

Ricordo che inconsciamente sapevo che qualcosa non andava e che, anche se i miei genitori mi avevano detto il meno possibile, avevamo raggiunto il punto di non ritorno.
Ma io a quattordici anni ero troppo piccola e stupida per capire esattamente cosa significassero per la vita di una persona le parole "tumore" e "ictus".

Ricordo il momento in cui è suonato il telefono, ma non ricordo se era il telefono di casa o il cellulare di Patrizia.
Probabilmente è stata lei a darmi la notizia e non ricordo la mia reazione, se semplicemente sono rimasta in silenzio o se ho detto qualcosa.
Non ricordo che ore fossero e dove ho dormito, ma so che era notte quindi probabilmente ho dormito nella stanza di Patrizia e ho visto i miei genitori il giorno dopo.

E da lì ho un blackout fino al lunedì pomeriggio.
Non ricordo la mia reazione, ma so che ho negato che fosse successo con tutte le mie forze perché non lo potevo accettare.
Non potevo accettare la morte di mio nonno, non potevo accettare i rimpianti che improvvisamente mi assalivano e non potevo accettare la vergogna che provavo verso me stessa una volta che mi sono trovata a sbattere contro la mia stupidità.

Ricordo che lunedì pioveva.
Ricordo che ho cercato di farmi forza e vedere per l'ultima volta mio nonno, ma vederlo nella bara mi ha quasi fatta cadere in ginocchio in lacrime se non fosse stato per mio padre che mi ha afferrata praticamente al volo.
Ricordo gli occhi rossi e le lacrime di mia madre.
Ricordo l'abbraccio disperato di mia nonna, proprio lei che non mostra mai le emozioni.

Ricordo vagamente la funzione in chiesa.
Ricordo di aver visto fuori nella folla una mia ex-amica che mi ha fatto le condoglianze.
Ricordo vagamente quando hanno chiuso la bara al cimitero.

E da lì ho un altro blackout e in questo caso non ricordo da che giorno ricomincio ad avere memoria delle cose.


Era un sabato anche undici anni fa e forse proprio per questo mi manchi più del solito.
 

I can't come back from where I've gone, but I'll be close
I left myself in every song and every note
And if you need me, I will never be too far
I'm always with you, like the child in your heart

On air: Yellowcard - My Mountain

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