martedì 7 gennaio 2014

Per quanto possa sembrare assurdo - e lo so, me ne rendo conto - quando si tratta di musica ho sempre (avuto) timore della riproduzione casuale perché ci sono canzoni che sanno fare un male tremendo. 

Nel mio iPod ci sono almeno tre o quattro playlists, ma di solito ascolto sempre i soliti artisti - i miei preferiti - e anche loro hanno canzoni che fanno male, ma proprio perché sono loro è tutto più sopportabile. 
Perché li amo così, canzoni che fanno bene e canzoni che feriscono. 

Ci sono altre volte in cui sono più autolesionista del solito e allora cambio playlist e scelgo quella dove ci sono canzoni di una vita fa, canzoni che ascoltava una persona che oggi forse non esiste più. 

Immagino che sia anche una questione di controllo, il fatto che io debba sempre avere le cose come le voglio io. 
Non sono mai stata un'amante delle sorprese, sempre per il fatto che amo - ho bisogno - di avere il controllo sulla maggior parte degli aspetti della mia vita, su tutto quello in cui posso mettere sopra le mani. 
Quindi la riproduzione casuale non fa affatto al caso mio perché metti che sono di buon umore e poi una canzone mi coglie di sorpresa e addio alla bella giornata. 
Lo so, non è normale. 
Ma sono fatta così: sono io a voler decidere quando affondare il coltello nella piaga o quando lasciarlo semplicemente lì, a riposo. 
Quindi è per questo che nella mia vita la riproduzione casuale non esiste, mi sento già troppo caotica di mio senza aggiungere canzoni che mi colpiscono a tradimento. 

E domenica sera ero da mia nonna e mi stavo malignando il sangue perché mi ero dimenticata a casa il bloc-notes e morivo dalla voglia di scrivere, così ho deciso di cambiare playlist e sono andata a trovare canzoni risalenti al 2008. 
Canzoni che la versione diciannovenne di me ascoltava e amava e sono rimasta sorpresa nello scoprire che ancora le trovavo orecchiabili e ancora ricordo le parole come se fosse ieri il giorno in cui le cantavo e le conoscevo a memoria.

La riproduzione casuale è semplicemente la perdita di controllo di cui non ho assolutamente bisogno. 


Lo spazio personale è qualcosa a cui tengo molto. 
Lo so, sembra che io abbia detto l'ennesima cazzata visto che ho un blog pubblico, ma io mi riferisco allo spazio personale fisico.

Non sono affatto a mio agio quando qualcuno mi si avvicina troppo. 
Ho dei parenti che per parlarmi mi si piazzano dritti in faccia e io inizio a sudare freddo. 
Allora indietreggio sempre un passo alla volta e loro continuano ad avanzare non capendo che, cazzo, devono rispettare i miei spazi.
Quando poi la mia schiena a volte urta un muro, inizia a venirmi proprio l'ansia perché mi sento in trappola e il mio cervello inizia a viaggiare alla velocità della luce con l'istinto di sopravvivenza che immediatamente si attiva e allora inizio a spostarmi di lato. 
E loro ancora mi seguono e per me è una tortura senza fine.

Non è una cosa che puoi fare con una ragazza abituata a scappare da sempre. 
E mi comporto così con i parenti, immaginate solo cosa faccio con gli estranei. 

Paradossalmente con gli estranei è quasi più facile. 
Non so, forse sono veloce sui piedi o forse lo faccio in maniera sottile in modo che non sia troppo evidente e faccio in modo che ci sia sempre una delle mie amiche in mezzo, ma i parenti quasi si sentono in "diritto" di starti dritti in faccia e non è che puoi improvvisamente mollare un urlo e dire loro di starti lontano. 

Non ricordo se ho sempre avuto problemi con il contatto fisico. 
Dai miei genitori lo accetto e lo cerco anche ed è normale; sono i miei genitori. 
Con le mie amiche.. 
Boh, lo accetto presumo, anche se rimango sempre un po' rigida però non sono mai io a ricercare il contatto per prima; il massimo che faccio è una mano su un braccio per attirare l'attenzione o se qualcosa mi fa ridere. 

Credo che nella mia testa si susseguano tutti questi flash di pugni, spintoni e tirate di capelli di tanto tempo fa ogni volta che qualcuno mi si avvicina troppo e allora mi irrigidisco e sono sempre sull'orlo della paranoia per cogliere anche il minimo di cenno di violenza e, nel caso, darmi alla fuga. 
Si tratta di qualcosa di radicato così profondamente dentro di me che non riesco a separarlo dal resto della mia persona. 

Ho seri problemi di fiducia, non è qualcosa di nuovo che salta fuori solamente adesso. 
Non mi fido nemmeno di me stessa perché commetto sempre i soliti errori e ricado sempre nei soliti vizi. 
Sono pessima sotto questo punto di vista.


Proprio perché non mi fido delle persone e non lascio avvicinare nessuno a me - né fisicamente né mentalmente - non credo che sarò mai in grado di innamorarmi. 
Le infatuazioni, quando sono abbastanza "sveglia" da accorgermi delle persone che mi stanno accanto, le posso anche accettare. 
Sono leggere, passeggere e non hanno un seguito. 
Non permetto che lo abbiano. 

È normale che, quando penso al mio primo bacio, il primo aggettivo che mi viene in mente sia "traumatico"? 
Non credo. 

On air: Avril Lavigne - Hush Hush

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