domenica 15 dicembre 2013

Ho sempre avuto una predilezione per gli occhi chiari.
Li ho sempre trovati più affascinanti - più "leggibili", se vogliamo metterla in questi termini.

Sono sempre stata invidiosa degli occhi di una mia ex-compagna di classe delle medie di un verde chiaro fantastico.
Sono sempre stata - e sono ancora - invidiosa degli occhi verdi di mia madre, i suoi di una tonalità o due più scure di quelli sopra citati.

E mia nonna ha gli occhi azzurri, mia madre li ha verdi e io invece mi ritrovo due banalissimi occhi castani.

Non è che gli occhi castani siano brutti perché ci sono alcune tonalità di nocciola estremamente belle - Dylan O'Brien, anyone? - ma generalmente li trovo noiosi.
E non importa che mia madre mi dica che i miei, guardandoli bene, sono di un bel nocciola e hanno qualche spruzzata di verde e di dorato.
Il punto è che, appunto, devi guardarli bene per notarlo.
Con gli occhi chiari non si hanno questi problemi - lo vedi subito quanto sono belli - e io non sono famosa per essere affabile, sempre sorridente e pronta a ricambiare lo sguardo delle persone.

Quindi sì, in generale gli occhi castani mi annoiano, anche se poi ovviamente dipende dalla persona che mi trovo davanti.
Se una persona è bella - sia dentro che fuori - il colore degli occhi non importa un accidente.
Ma lo so, sembro comunque una persona estremamente superficiale.

Ho sempre avuto una predilezione per gli occhi chiari eppure i tuoi castani mi hanno stregata fin dalla prima volta che li ho incrociati.
Ti ho guardato negli occhi e bam! - non ho capito più niente.
E ancora devo capire come ci sei riuscito.

Generalmente trovo gli occhi castani noiosi eppure i tuoi hanno qualcosa che ogni volta mi ghiacciano e bloccano sul posto - proprio come il famoso animale abbagliato dai fari dell'auto nel bel mezzo della strada.
Ogni volta che i tuoi occhi si fermano su di me sono in tua balia e non ho più il controllo su niente.
Forse anche per questo ho cominciato a scappare non appena avevo - e ho - una fugace visione di te.
Mi allontano e spero con tutta me stessa di non cambiare idea nel frattempo e tornare sui miei passi per osservarti ancora un po'.


Non ho mai imparato a nuotare.
Quando andavo ancora alle elementari la mia pediatra mi aveva riscontrato una leggera scoliosi e per questo ero stata obbligata ad andare in piscina.
Ci sono andata per due mesi e ho odiato ogni singolo secondo di quel periodo, fino a quando sono riuscita a convincere mia madre che non volevo più andarci.

Odiavo non riuscire a toccare con i piedi, i tuffi mi provocavano l'ansia e odiavo la sensazione di non avere il controllo su niente.
I miei momenti preferiti erano quelli in cui finalmente potevo uscire da quella dannata piscina per andarmi a lavare e mia madre che acconsentiva a farmi mangiare il gelato al bar.
Odiavo avere le orecchie tappate e ricordo con chiarezza mia madre che mi diceva di sdraiarmi su un fianco sul sedile posteriore della macchina - perché comunque ero ancora troppo piccola per sedermi davanti - mentre tornavamo a casa e di aspettare che l'acqua uscisse dall'orecchio.
Riprendevo a respirare bene solo quando sentivo quella piccola bolla esplodere e il fiotto d'acqua che finalmente usciva.

Alle medie quel genio del mio professore di educazione fisica ha avuto la brillante idea di proporre che facessimo due mesi di attività in piscina invece che i soliti esercizi in palestra.
Ed ero stata praticamente obbligata ad accettare in quanto servivano più dei due terzi della classe perché il tutto venisse effettuato e a quell'età chi vuole ritrovarsi un gruppo di coetanei contro?
Alla fine è successo comunque per un altro motivo, ma quella è un'altra storia.

E sono state otto settimane di tortura che sembravano non finire mai.
Otto settimane di attacchi d'ansia e di panico ogni volta che era giorno di educazione fisica.
Otto settimane in cui cercavo di trovare una scusa - una qualsiasi scusa - che servisse a farmi saltare la piscina.

Ho sempre detto che Serena mi ritiene troppo razionale.
Ho sempre detto che odio non avere il controllo sulle situazioni ma pensavo che la mia smania di controllare tutto e tutti fosse nata quando ho cominciato a fuggire - figurativamente e letteralmente - per evitare persone, posti e situazioni scomode.
In realtà, ripensando a tutto questo, mi rendo conto che il bisogno di avere il controllo è sempre stato una parte di me - lo era già ad otto/nove anni.

Serena dice sempre che sono troppo pessimista e io le rispondo sempre che semplicemente ho i piedi ben piantati a terra.
Ed è vero, i miei piedi mi piacciono sul terreno e non fluttuanti in una vasca piena d'acqua.
Non sono mai completamente rilassata, sono sempre all'erta e paranoica e attenta a ciò che mi circonda.
Sono sempre tesa e per me è ridicola anche la sola fantasia di galleggiare tranquillamente sulla superficie dell'acqua, figuriamoci se lo farei sul serio.
Ricordo che quando ad inizio lezione ci facevano galleggiare, io stavo sempre vicino al bordo e facevo in modo che le dita della mia mano sfiorassero in ogni momento le piastrelle della vasca in modo che, se ne avessi avuto bisogno, avrei avuto qualcosa di solido a cui aggrapparmi.



These streets are yours, you can keep them
I don't want them
They pull me back, and I surrender
To the memories I run from

I Bastille mi stanno rovinando la vita, comunque.

On air: Bastille - These Streets

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