mercoledì 10 ottobre 2012

Spesso dimentico che ho ventitré anni e altre volte - parecchio scomode - ne sono fin troppo consapevole.
Spesso dimentico che ho delle responsabilità e che non sono più una bambina e altre volte - parecchio umilianti - me ne rendo fin troppo conto quando vedo lo sguardo di disapprovazione dei miei genitori.


Tempo fa - così tanto tempo fa che mi sembra passata una vita - trovavo il silenzio assordante e allora usavo le parole per riempirlo.
Le parole delle persone che mi circondavano, le parole delle canzoni, le mie stesse parole e ad un certo punto non importava che fossero pronunciate a voce alta oppure scritte.
Quello che cercavo erano solo parole - anche solo da ripetere nella mia mente - e musica che desse loro un ritmo.


Oggi ascolto ancora troppa musica forse, visto che mio padre si lamenta sempre che ho le cuffie nelle orecchie persino mentre dormo ma in altri momenti, specialmente quando sono sola, lascio tutto spento.
Quando poi sono con altre persone, specialmente in certe situazioni, bramo il silenzio con tutta me stessa e quando non riesco ad ottenerlo divento sempre più nervosa ed irritabile.
Una volta il silenzio mi spaventava, era l'assenza di qualsiasi rumore e avrei dato qualsiasi cosa perché anche il più piccolo suono lo infrangesse.
Oggi invece mi godo il silenzio e l'assenza di qualsiasi rumore, tranne quello del mio cuore quando batte troppo forte.
E quando nemmeno lui batte, allora mi godo il silenzio perfetto che bramo ogni secondo di ogni singola giornata.


Tempo fa avevo così tanti - troppi - pensieri per la testa che l'unica cosa che volevo fare era coprirli con il rumore di qualcos'altro e la musica era quasi sempre il rimedio perfetto.
Erano pensieri scomodi con cui non volevo avere niente a che fare.


Oggi invece quei pensieri li ascolto, anche se ogni tanto sono ancora tentata di affogarli in un mare di note musicali, ma loro imperterriti continuano a tornare a galla.
So riconoscere una battaglia persa in partenza quando ne vedo una.
O meglio, quando ci vado a sbattere contro.
Ascolto quei pensieri perché ho imparato che ignorarli è la cosa peggiore che io possa fare e quella che porta più danni a lungo andare.
A volte quei pensieri li scrivo, altre volte li ammetto a voce alta - solitamente a Serena - e altre volte ancora faccio fatica ad ammetterli a me stessa.
So che continuare a reprimere non è la cosa più sana e lo so perché l'ho provato sulla mia pelle, ma ancora non riesco ad impedirmi di farlo con alcuni pensieri che mi passano per la mente.
E sì, ho sempre detto che mettere nero su bianco era come togliere veleno da una ferita e che mi aiutava a vedere le cose più chiaramente e ad essere più onesta con me stessa perché ancora sono la mia peggior bugiarda, ma alcune cose ancora devo restare sepolte e nascoste al mondo intero.
Scrivere e ammettere determinate cose mi fa indubbiamente bene, almeno credo.
Altre invece devono stare dove stanno, anche se mi limito solamente a prenderne coscienza.
E prenderne coscienza e lasciarle comunque sepolte sotto strati di negazione e indifferenza mi fa probabilmente fare venti passi indietro, ma forse è meglio così.
Mi dico che è meglio in questo modo ed è l'unica bugia a cui credo ciecamente.


Ancora cerco le mie vie di fuga dalle persone e dalle situazioni con bugie e omissioni.

Cause I still don't know how to act
Don't know what to say
Still wear the scars like it was yesterday
But you're long gone and moved on
Cause you're long gone
But I still don't know where to start,
Still finding my way
Still talk about you like it was yesterday
But you're long gone and moved on
But you're long gone, you moved on

Io sono sempre stata il tipo che rimpiange ogni persona che se ne va dalla mia vita.
E a volte quasi non importa il male che mi ha fatto perché io comunque continuo ad avere rimpianti.
O almeno solevo averli, prima di diventare un pezzo di ghiaccio.
E visto che io mi ritrovo a rimpiangere anche le persone che io stessa ho lasciato andare perché la strada da percorrere insieme era finita anche se non lo volevamo ammettere, sentendo una canzone dei The Script un pensiero ha cominciato a girarmi per la mente.
Ci sono momenti - quei momenti in cui sono debole e non schiava della mia parte razionale - in cui ancora rimpiango alcune persone e adesso mi chiedo se anche loro pensano a me.
Se anche loro ripensano a tutti gli errori commessi da entrambe le parti e rimpiangono me.
Io so di aver sempre rimpianto le persone che mi hanno lasciata e le persone che forse ho costretto a lasciarmi, ma fino a questo momento non mi sono mai chiesta se il sentimento sia mai stato reciproco.
Ma di sicuro non glielo mai andrò a chiedere perché l'orgoglio è ancora uno dei miei più grandi difetti e una volta che ho chiuso una porta, poi non la riapro più.
Anche se il vento dei ricordi continua ad infilarsi dalla serratura chiusa a chiave.


What do you see when you look closely at me?
It's a question that goes on and on in my mind because sometimes I'm afraid to catch my eyes in the mirror.
The hatred towards myself sometimes is suffocating and its weight pushes me down to the floor.
I've always wanted the moon and the stars instead I ended up with my feet buried into the soil.
It terrifies me most of the times.

Nessun commento:

Posta un commento