martedì 11 settembre 2012

C'è qualcosa di terapeutico nell'ascoltare la musica di notte e addormentarmi al suono di essa.
Non impedisce agli incubi di tormentarmi la notte, ma perlomeno mi aiuta a non pensare a determinate cose mentre aspetto di addormentarmi.
Fantasie pericolose, pensieri scomodi e via di questo passo.
La mia mente cerca di cedere, ma poi vengo distratta da una canzone e mi concentro sulle sue parole e ogni pensiero scivola via.
Probabilmente la musica è l'unica terapia che davvero funziona con me, ancora meglio di quanto faccia la scrittura.
In realtà forse si complementano a vicenda perché quando la musica fallisce e certe canzoni mi fanno pensare troppo, mettere quei pensieri nero su bianco mi aiuta non dico a liberamente, ma perlomeno a conviverci più facilmente.

Sono sempre stata una persona egoista; mi è sempre stato detto e non l'ho mai negato.
Ma quando ero più piccola il mio egoismo era smussato da quella cosa orribile che mia madre ha sempre chiamato "la sindrome da crocerossina".
E io ne ero affetta; anche assai pesantemente, oserei dire.
Quando tutto mi è crollato addosso e sotto i piedi, me compresa, ho dovuto scegliere e ho scelto per una volta di essere finalmente l'egoista che in fondo sono sempre stata.
Non dico di essere un esempio di cattiveria o menefreghismo perché ci sono persone a cui tengo e quella sindrome da crocerossina in fondo forse ce l'ho un po' nel DNA, ma ho scelto di voltare le spalle al mondo intero e a tutti i suoi abitanti e se proprio devo occuparmi di qualcuno, lo faccio solamente con le persone che ritengo più vicine a me.
Il resto del mondo può andare a farsi fottere.

Ho dimenticato se ci sia mai stato un momento in cui cercavo di vedere il buono in ogni persona prima che tutta la cattiveria riuscisse a corrodermi.
È ironico come io veda del buono in ogni album dei miei artisti preferiti e anche nelle stagioni più mediocri dei miei telefilm preferiti, ma non riesca a fare lo stesso nei confronti delle persone reali, che ormai considero alla stregua di un rumore fastidioso attorno a me.
Vedo del buono in ogni canzone, vedo del buono anche nella sesta e nella settima stagione di Supernatural che sono state praticamente un disastro se rapportate alle prime cinque, vedo del buono anche nei personaggi più antipatici o stupidi in Teen Wolf e The Vampire Diaries.
Ma non vedo niente di buono nelle persone reali.
Vedo del buono anche negli ultimi due album dei Linkin Park, sebbene l'ultimo loro disco che davvero amo sia Minutes To Midnight che risale al 2007.
Diamine, vedo del buono persino nel mio gatto sebbene sia un infame della peggior specie quando ci si mette.

Sono mesi che questo discorso mi gira in testa, forse perché conosco una persona che non fa altro che ripetermi quanto non le piaccia When You're Through Thinking, Say Yes degli Yellowcard mentre io quell'album lo amo con tutta me stessa e ad oggi è il mio preferito nonostante i precedenti Ocean Avenue, Lights And Sounds e Paper Walls e quello di quest'anno, Southern Air, che da settimane è in loop praticamente quasi ogni giorno.
Ciò non significa che gli altri non mi piacciano perché non è assolutamente così, visto che in essi ci sono molte delle canzoni della mia vita, su tutte Ocean Avenue, Only One, Way Away e Shadows And Regrets.
Ma all'epoca non ascoltavo davvero, non capivo quello che le canzoni volevano dirmi e sì, la musica era la mia terapia ma forse mi premeva più coprire e riempire il silenzio che mi circondava.
When You're Through Thinking, Say Yes è forse il primo album degli Yellowcard che ho ascoltato per intero e che ho compreso davvero, forse perché le sue canzoni colpivano parti di me che non ero cosciente di avere fino a quel momento e che rappresentavano alla perfezione la persona che ero in quel preciso istante.
E adesso lo stesso vale per Southern Air, altri dieci piccoli capolavori che hanno messo radici da qualche parte dentro di me.
E forse la prendo un po' troppo sul personale quando sento che a qualcuno non piace When You're Through Thinking, Say Yes perché per me significa davvero tanto, ma capisco che c'è un album per ogni momento della propria vita e semplicemente gli ultimi due degli Yellowcard sono arrivati al momento giusto per me e non per il resto delle persone.
E anche il resto delle loro canzoni mi ha sempre parlato ma io non prestavo tutta l'attenzione che avrei dovuto dedicare loro, ma ora le capisco.
Ora le sento e alcune di quelle vecchie canzoni vanno bene ancora adesso, altre parlano alla diciassettenne che ogni tanto fa capolino e altre forse non mi rappresentano più, ma ancora mi fanno sorridere.
Vedo del buono anche in quegli album che non parlano di me in questo momento perché magari un giorno arriverà anche la loro occasione, ma non riesco a fare lo stesso con le persone reali.

Mentre ieri ero in macchina e stavo andando al centro commerciale prima di andare a prendere Serena e Jasmin, per un momento ho pensato all'eventualità di incontrare per caso Eleonora e ho immaginato la conversazione che ne sarebbe seguita.
Ho immaginato che mi avrebbe rivolto le solite domande di cui non le sono mai interessate le risposte e ho sentito chiaramente nella mia testa la sua voce chiedermi di Elisa.
Perché so per certo che mi avrebbe chiesto di lei e, per come mi sentivo in quel momento, avrei risposto tranquillamente che non la vedo da due anni e mezzo e che comunque sto bene.
Ora finalmente sto bene.
E ho immaginato anche quello che sarebbe seguito, perché conosco Eleonora e lei è una di quelle tipiche persone che non cambiano mai, non importa sotto quale circostanza.
Ho immaginato come avrebbe proposto di ritrovarsi un pomeriggio per un aperitivo, noi tre, esattamente come ai vecchi tempi.
E chissà, forse per come mi sentivo in quel particolare momento, avrei accettato e ci sarei andata senza troppi drammi interiori o crisi da diciassettenne mai cresciuta.
Forse mi sarei seduta con loro ad un tavolino con la sicurezza di una ventitreenne laureata o forse la ragazzina fragile e spezzata che ancora mi accompagna ogni tanto avrebbe fatto capolino per poi fare scena muta. Ma quell'incontro tra me ed Eleonora non è mai avvenuto se non nella mia testa, quindi immagino che non lo sapremo mai.

Come al solito, dopo aver accompagnato a casa Serena e Jasmin, mi sono ritrovata a girare in macchina senza una meta precisa.
A dire il vero le strade che percorro sono sempre le stesse, ma qui non c'è granché quindi si tratta quasi di una scelta obbligata.
E mi ero quasi decisa a tornare a casa quando dalla radio sono partite le canzoni degli Yellowcard e semplicemente non ce l'ho fatta perché le loro canzoni mi spingono a continuare a guidare, anche per tutta la notte se necessario.
Io, il finestrino abbassato, le strade deserte e solo la voce di Ryan a farmi compagnia.
Gli Yellowcard per me sono questo, hanno il sapore dei viaggi in macchina senza meta, esattamente come i Mayday Parade hanno il sapore di pomeriggi primaverili assolati con l'aria fresca sul viso e come gli You Me At Six hanno il sapore della pioggia mentre i Simple Plan hanno il sapore di pomeriggi distesi a letto ad osservare fuori dalla finestra e i Boys Like Girls hanno il sapore dell'estate e dell'amore.

Oggi ho ripreso in mano la reflex dopo mesi e ho sorriso, rendendomi conto di quanto mi fosse mancato il suo peso tra le mani e fare fotografie a tutto ciò che dà ispirazione.

Erano giorni che avevo voglia di scrivere, ma non avevo mai abbastanza voglia di mettermi a buttare giù parole che risultavano ancora confuse nella mia testa, pensieri aggrovigliati come un gomitolo a cui non riuscivo a venire a capo.
E così ho aspettato e ho dato tempo al tempo e stanotte, prima di cedere al sonno o al suono della canzone di turno, questo post era così chiaro nella mia testa che finalmente ho capito che era arrivato il momento di scrivere.

On air: Yellowcard - Telescope

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