mercoledì 14 novembre 2018

In questa notte appena passata non sono riuscita a dormire.
Ho passato le prime ore della notte ad ascoltare musica della mia adolescenza che non ascoltavo da veramente tanto tempo - Midnight Hour, Atreyu, Funeral for a Friend, Saosin, Lifehouse - che, lo ammetto, hanno contribuito alla mia angoscia.
Forse perché l'angoscia di quegli anni è ancora nascosta tra quelle note e in quelle parole.

Non riesco più ad essere me stessa con le altre persone perché fondamentalmente non so più chi sono.
Mi sento fuori da tutto - dal mondo, da qualsiasi rapporto sociale.
Guardo e ascolto le mie amiche e capisco forse la metà delle cose di cui stanno parlando - e mi sembra che in questi due anni si siano quasi tutte dimenticate di me.
Sorridere è uno sforzo che mi lascia sfinita e mi rendo conto che non ho mai nulla da dire - nulla di significativo con cui contribuire alla conversazione.
E questo mi rende di umore ancora peggiore e si vede.

Mi guardo allo specchio e oltre a sentire nelle mie orecchie quelle parole, non mi riconosco.
Credo di non essermi sentita così sola neanche in quei due anni di inferno perché almeno là qualcuno mi era venuto in soccorso, sebbene io dopo abbia voluto salvarmi da sola.
Invece adesso mi sembra di gridare da due anni e ormai sono senza voce.
Detesto guardarmi allo specchio e vedere una persona arrabbiata e depressa e così bloccata che quasi non si ricorda l'ultima volta che è uscita di casa.

E forse è proprio per questo motivo che nessuno mi ha più cercata e che la vita delle altre persone è andata avanti senza di me.

On air: Saosin - I Never Wanted To

1 commento:

  1. Ciao! Premetto che non so bene a che cosa tu ti riferisca, quindi scusa se mi permetto.
    Però alcune volte anche a me capita di sentirmi esclusa da alcuni discorsi di mie coetanee che un tempo erano mie amiche.

    In particolare, nell'ultimo anno ho allentato i rapporti con alcune ragazze di un "gruppo storico": mi sono resa conto che ero sempre l'unica che insisteva per organizzare aperitivi e cene e che poi comunque finivo sempre per sentire discorsi...bah, che non mi piacevano.
    Io conoscevo delle persone come me, appassionate di libri, cultura, sport... e mi sono ritrovata a tavola con delle quasi estranee che prima si confrontano sul lavoro e poi iniziano dei pipponi su compagni/mariti, accudimento dei suoceri, voglia di maternità.

    Io sono sempre la stessa, che va avanti a impieghi precari e lavoretti per arrotondare, che passa le serate a scuola di danza, che ha voglia di commentare con qualcuno libri e serie tv...e mi annoiavo mortalmente.

    Volevo solo dirti che forse è qualcosa di fisiologico alla nostra età. Forse è meglio restare come si è e tenersi strette quelle - anche pochissime - persone che ci fanno stare realmente bene.

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