lunedì 13 agosto 2018

Manco da veramente tanto tempo. 
Ma non avevo voglia di scrivere e non avevo manco il tempo perché ci sono state altre cose che hanno avuto la precedenza - e il sopravvento. 

E il fatto di aver scoperto nel giro di due esami a fine giugno - del sangue e un'ecografia - che mi sarei dovuta operare e aver poi visto l'intervento sollecitato a luglio a causa delle mie condizioni, di certo ha cancellato il resto. 

Ma ora sono qui - anche se non ho proprio idea di quanto sarò costante. 

Però avevo pensato di scrivere qualche giorno prima del mio intervento perché mentre andavo al lavoro mi era successa una cosa e avevo sentito il bisogno di scriverla, ma poi non ho fatto nulla - altrimenti avreste visto un post invece del silenzio che regna da giugno. 


Non sono il tipo che normalmente gira per strada con le cuffie nelle orecchie - la mia paranoia non me lo permette, si allarma se non può monitorare ogni cosa che la circonda.  

Ma nel tragitto a piedi dalla macchina al lavoro, quest'anno avevo preso l'abitudine di ascoltare la musica per darmi la carica - e per spronarmi a mettere un piede davanti all'altro al ritorno quando ero troppo stanca e l'unica cosa che avrei voluto fare era collassare sul posto. 

La mia paranoia non l'apprezzava particolarmente, ma l'ho ignorata. 
E sono la prima a sentirmi male perché io sono la mia paranoia e non riesco a scrollarmi di dosso la fastidiosa sensazione di non essere in controllo se cammino per la strada senza l'uso di uno dei miei sensi - sì, anche se si tratta di ascoltare della musica. 

Ma un pomeriggio sono stata contenta di non aver ascoltato la mia paranoia perché, nonostante le cuffie e gli occhiali da sole, mi sono accorta benissimo di essere stata apostrofata per strada mentre camminavo. 
E sono stata più che grata di essere stata priva di uno dei miei sensi in quel momento perché a volte è meglio restare nel'ignoranza piuttosto che ascoltare cose che potrebbero fare male. 


E oggi è oggi e so perfettamente che giorno è e il fatto di essere stata anche in ospedale - lo stesso ospedale in cui sei stato operato tu, di cui ho girato i corridoi infinite volte in quei sei mesi e in cui poi ci hai lasciati - mi ha fatto pensare molto a te. 
Molto più del solito e ha anche acuito la tua mancanza.  

Non ho canzoni da dedicarti oggi - non come ai bei tempi in cui gli Yellowcard sembravano far uscire album in questo periodo che contenevano le canzoni perfette per l'occasione. 

Ma siccome quando ti scrivo per il compleanno o per l'anniversario in qualche modo la musica riesce sempre ad intrecciarsi, in questa prima metà di agosto un'altra delle mie band preferite ha fatto uscire tre singoli dal nuovo album che verrà pubblicato ad ottobre. 

E parlano un po' di me e non di te, ma non sarebbe la prima volta - vero?
So che capiresti, comunque. O almeno credo. 

I know you miss the old days, the old days are gone
Everything you've got isn't what you want
I know you miss the old days, the old days are gone
Everything you've got isn't what you want

Buon compleanno, nonno. 

On air: You Me At Six - 3AM 

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