lunedì 19 febbraio 2018

Un mese di assenza - va bene, sarebbe un mese domani, ma non stiamo qui a spaccare il capello in quattro. 
Un mese dal mio ultimo post e sinceramente non ho la più pallida idea di quello che ho fatto in questo lasso di tempo - non ho idea di cosa mi sia passato per la mente. 

Perché siamo alle solite: cerco in tutti i modi di non pensare e le uniche parole e frasi che accetto nella mia mente sono quelle di film, telefilm e libri - a volte anche di canzoni. 
Le altre - le mie - cerco di soffocarle nel sonno. 

Ma ehi, non sempre ci riesco. 


Venerdì mi sono vista con una mia amica nel tardo pomeriggio e poi siamo rimaste a cena fuori e di solito cerco di mangiarmi le parole che minacciano di sfuggire al mio controllo, ma forse complice la musica nel posto in cui eravamo che era esattamente quella che amo - e ricordo Closer dei The Chainsmokers con Halsey, un paio dei Linkin Park tra cui One More Light, Counting Stars dei OneRepublic e Somebody Told Me dei The Killers, We Don't Talk Anymore nella sua versione originale anche se io preferisco quella degli Our Last Night e Andie Case - e che mi faceva sentire un po' come se fossi in camera mia davanti ad una pagina bianca del blog pronta a sputare tutto il veleno della mia anima con la musica sotto ad aiutarmi nel tirare fuori le parole, ho un po' parlato degli attacchi d'ansia che mi vengono quando devo uscire di casa. 
L'ho buttata in ridere, ho trasformato un po' il discorso perché in fondo non riesco a non mentire o comunque a non omettere perché per me è una sofferenza fisica ammettere le debolezze e volevo evitare gli sguardi di compassione che già vedevo affiorare sul viso della mia amica. 
E ho sorvolato su tutto il resto mandandolo giù. 

Non mi ero mai resa conto prima di questo weekend appena passato di come, oltre alle varie maschere che ho sempre indossato, io avessi iniziato ad indossare anche un'armatura. 
E ho capito perché i libri di Courtney Summers e le sue protagoniste vanno sempre a colpire parti di me che non sempre riesco a vedere chiaramente: Parker Fadley con la sua idea di perfezione, Regina Afton per il bullismo, Eddie Reeves per la sua ossessione, Romy Grey per la sua armatura fatta di smalto e rossetto rosso.

Le somiglianze con Parker e Regina le avevo viste subito, ma con Romy avevo sentito la connessione senza capire davvero perché - almeno fino a questo weekend.

Una sorta di armatura in fondo l'ho sempre avuta: aveva il volto della maschera dell'indifferenza che doveva farmi scivolare addosso tutte le prese in giro e quando ero nei miei anni d'inferno era fatta di ombretto nero, vestiti neri, ciuffo che mi copriva gli occhi, musica screamo nelle orecchie e polsini per coprire i tagli della lametta. 
Era un'armatura, ma in realtà ero più vulnerabile che mai perché mostravo a tutti tutte le mie fragilità e il mio disagio. 
Quindi forse non era un'armatura: io lo credevo, ero convinta che dicesse a tutti che ero una tosta e quindi di andare a fanculo, ma forse mi ero dipinta da sola addosso un bersaglio ancora più grande di quanto già non fossi. 

Romy si dà con cura smalto e rossetto continuamente e quelli sono la sua armatura, quelli sono il suo modo di dire che può essere ancora una persona normale.
E io faccio la stessa cosa: devo sempre avere le unghie smaltate, devo sempre avere qualche anello alle dita, i miei capelli devono essere perfettamente voluminosi e mossi, le mie labbra devono essere sempre rosse. 

Il rossetto rosso era qualcosa che destinavo alle uscite del sabato sera e per il giorno tendevo a preferire tonalità più neutre o comunque sul rosa - mai troppo chiare perché ho la carnagione chiara e al massimo di giorno mi spingevo su un ciliegia. Il rosso scarlatto invece era un colore che usavo solo il sabato sera. 

Da un paio d'anni invece non riesco ad uscire di casa - non importa l'ora - se non ho il rossetto rosso. Magari sto un po' più leggera e non lo "carico" come sono solita fare alla sera, ma anche di giorno adesso uso il rossetto rosso. 

Mi sale l'ansia ad uscire di casa, ma quando so di avere lo smalto sulle unghie e il rossetto rosso e ho messo un paio di anelli e i miei capelli hanno l'aspetto che ho sempre sognato, allora uscire diventa un po' più facile. 
Il rossetto rosso, lo smalto, gli anelli e le onde mosse dei miei capelli sono la mia armatura - un'armatura che nasconde quello che c'è al di sotto e che non mette in mostra tutto quello che non va come faceva quella che indossavo a diciotto anni. 


Mi sono sentita dire ancora una volta che non sono affatto cambiata dagli anni del liceo, che ho ancora lo stesso aspetto e se da una parte significa che dimostro meno anni di quelli che ho, dall'altra mi ha fatta rabbrividire. 

E ho capito anche un'altra cosa, una cosa che si ricollega in qualche modo al mio ultimo post. 
Come scrivevo che quando parlo del bullismo mi riferisco sempre al liceo ma che tutto era cominciato alle medie, allo stesso modo funziona con i sogni e me ne sono accorta l'altra notte. 
I miei incubi potranno anche cominciare con me che devo prendere l'autobus - fonte dei miei attacchi di panico e teatro di una buona parte del bullismo al liceo - ma quando poi sogno di essere a scuola è sempre con gente con cui ero alle medie. 

Forse questo avrebbe dovuto farmi riflettere, se non fossi stata troppo impegnata a rimpiangere amicizie che ora non esistono più e amicizie oniriche che inspiegabilmente sembravano più solide e concrete della realtà. 

Forse non sono poi così perspicace come sono convinta di essere. 

On air: Jason Koiter - Amanda's Song

2 commenti:

  1. Ciao mi presento sono Fedy e anche io come te ho la passione per i libri.
    Trovo il tuo blog molto bello e anche interessante.
    Sono una tua lettrice fissa.Se ti va passa a dare un'occhiata al mio blog http://lapiccolalibreriadelcuore.blogspot.it ne sarei molto felice…

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    1. Ciao Fedy, benvenuta. :)
      Tecnicamente questo sarebbe il mio blog personale, quello dove parlo di libri è invece Some Books Are. :)

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