mercoledì 29 marzo 2017

Continua il mio periodo di latitanza - un po' inconsciamente e un po' ben consapevole della cosa. 

Negli ultimi mesi ho parlato di come la mia vita sembrasse lo specchio di quella di dieci anni fa, di come le situazioni si ripetessero nello stesso modo
Ed è vero - in parte. 
Ma recentemente sono anche riuscita a cogliere le differenze - differenze che forse ad una prima occhiata sono impercettibili, ma che adesso non riesco a fare a meno di notare. 

Dieci anni fa scrivevo, scrivevo continuamente. 
Non avevo ancora il famoso bloc-notes rosso che usavo a scuola e su cui passavo china tutto il tempo invece di ascoltare le lezioni, ma avevo il diario cartaceo e avevo il blog su Splinder. 
E scrivevo, scrivevo sempre. 

Come poi avrei fatto mesi dopo su quel bloc-notes rosso, le parole sembravano non esaurirsi mai mentre versavo inchiostro sulle pagine bianche e consumavo penne una dopo l'altra. 
Era un flusso costante di parole e frasi che non riuscivo ad imbrigliare, figuriamoci a fermare - erano il mio sfogo, era quello che restava della mia sanità mentale

Dieci anni fa ancora non mi tagliavo, avrei cominciato a maggio e io adesso non ho ancora ripreso e finora questa è l'unica similitudine per la quale sono grata. 

La differenza tra allora e adesso è che le parole sembrano non esistere più. 
Anche dieci anni fa avevo smesso di parlare, ma era tutto intrappolato nella mia testa e l'unico modo per farlo uscire e per sfogarmi era scrivere - pagina cartacea o pagina digitale che fosse. 

Oggi non parlo, ma le parole comunque svaniscono non appena prendono forma nella mente. 
Di conseguenza lo sforzo di pronunciare o scrivere qualcosa è anche maggiore del solito - facevo fatica prima quando le parole c'erano, ora che non ho veramente nulla da dire o da pensare è addirittura impossibile. 

Mi rendo conto che lascio passare i giorni così, nel silenzio.  
Prima era solo il silenzio lasciato dall'assenza della mia voce che si trasformava in puro caos se solo qualcuno fosse stato in grado di udire la mia mente. Ora invece è un silenzio totale perché anche i miei pensieri hanno smesso di muoversi, come se fossero stati privati dell'ossigeno troppo a lungo e si fossero arresi all'inevitabile

Sono apatica come non sono mai stata, sono silenziosa come quando da piccola ancora non parlavo. 
Non c'è nulla dentro di me o all'esterno che mi faccia venire voglia di pronunciare una sillaba. 
È un silenzio totale quello in cui sono immersa - quello dettato dall'assenza della mia voce, quello dentro di me e quello dell'ambiente che mi circonda. 

Sono così apatica che non ricordo nemmeno l'ultima volta in cui ho ascoltato una canzone, figuriamoci l'ultima volta in cui l'ho canticchiata.   

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