Tra due settimane si sposa una nostra amica e venerdì l'abbiamo portata fuori a cena per festeggiare il suo addio al nubilato.
È stata una cosa semplice e organizzata all'ultimo e in fretta e furia perché è madre di due bambini e vederci ultimamente è sempre un po' difficile.
E Valentina ci ha comunicato che al matrimonio ci sarà anche una nostra ex-compagna di classe e noi stiamo sperando ardentemente che non sia seduta al tavolo con noi.
Onestamente non ho voglia di passare ore bloccata ad un tavolo con questa che parla sempre e ti fa la bella faccia davanti da brava ipocrita qual è - non dopo aver smesso di rivolgerci la parola e il saluto e averci cancellato da Facebook senza ragione apparente.
Ma evidentemente deve aver saputo prima di noi che al matrimonio siamo invitate anche noi perché settimana scorsa Laura l'ha incontrata e dopo anni che questa si girava dall'altra parte, improvvisamente le ha fatto un saluto e un sorriso calorosissimi.
Coda di paglia, vero?
Sabato sera io e Laura ne stavamo ancora discutendo, prima davanti ai nostri cocktails (il mio analcolico perché la macchina l'avevo io) e poi mentre ci facevamo una vasca in macchina per i Lidi.
Abbiamo parlato di lei e inevitabilmente siamo finite a parlare di tutte le altre e di come io fossi finita a frequentare certe persone, come fossero nate certe "amicizie".
E mentre tentavo di trovare il bandolo della matassa, mi sono resa conto che ho rimosso la maggior parte di quel periodo.
Sono stata in quel tunnel per due anni, ma l'inizio è avvolto nella nebbia e a parte qualcosa, comincio a ricordare nel momento in cui davvero avevo toccato il fondo a diciotto anni.
Ricordo il mio diciassettesimo compleanno - ricordo persino cosa mi hanno regalato i miei genitori.
Ricordo quell'estate infernale e ricordo quel primo agosto 2006 come se lo stessi vivendo proprio in questo momento.
Non ricordo come ho finito per passare il resto dell'estate in compagnia di Eleonora.
Ricordo la seconda settimana di scuola quando ho raccontato tutto a Serena in pullman mentre tornavamo a casa.
E poi è la nebbia, non ricordo praticamente nulla di quei mesi.
Comincio a ricordare verso la fine di febbraio.
Ricordo il compleanno di Laura festeggiato al Green, con NAC e i suoi amici poco distanti da noi e le mie amiche che mi dicevano che continuava a fissarmi e io che, stupidamente, credevo che sarebbe stata la volta buona.
Ricordo la settimana successiva - la prima di marzo, ancora un sabato e ancora al Green - quando, in compagnia di Ambra, ho visto NAC con lei e lì ho capito che mi ero illusa per l'ennesima volta. Ricordo persino di aver mollato il mio cocktail a metà sul tavolo per correre in bagno.
Ricordo la fine del mese di marzo con la gita a Vienna e ricordo che, appena sono tornata a casa, sono ripartita di nuovo con i miei genitori per andare a Bergamo al battesimo del primo figlio di Lara.
E poi non ricordo come ho ricominciato ad uscire con Eleonora e come si sia aggiunta anche.. chiamiamola Kiwi - io e le mie amiche sappiamo il perché di questo soprannome.
Forse perché Eleonora si era resa conto che c'era un limite alle volte in cui poteva lasciarmi da sola per andarsene via con il ragazzo del momento.
Ricordo questo 25 aprile di nove anni fa in cui mi sono comprata una felpa della Converse che mi stava troppo grande, ma che a me andava benissimo perché così potevo nascondermi.
E ora ricordo bene o male la successione degli eventi, ma mentre tentavo di ricostruirli durante la conversazione con Laura non riuscivo - erano solo immagini che si accavallavano senza un ordine cronologico.
Ricordo quel ponte del primo maggio in cui ho commesso la leggerezza di dire a Kiwi della mia cotta per il barista del bar dove andavamo sempre e subito lei è andata a provarci.
Ricordo quel ponte del primo maggio in cui Kiwi stava sempre al bancone a flirtare con il ragazzo che piaceva a me ed Eleonora che si limonava con il suo ragazzo davanti a me.
Ricordo quel ponte del primo maggio in cui non c'era abbastanza alcol sul tavolo per me da buttare giù.
Ricordo quel ponte del primo maggio nel quale sono tornata a casa e mio padre ha attaccato a dirmi che era ovvio che nessuno mi guardasse e volesse se continuavo a vestirmi con felpe e Converse e non potevo essere come le mie "amiche" che si mettevano sempre i vestitini?
Ricordo quel ponte del primo maggio soprattutto come la prima sera in cui mi sono piantata le unghie nella parte interna del polso e ho cominciato a grattare ossessivamente la stessa porzione di pelle.
Una settimana dopo avrei cominciato ad usare la lametta.
Tentavo di mettere in ordine tutte queste cose nella mia testa e anche di esporle a Laura e quasi mi stava per scappare, tra le altre cose, del mio autolesionismo.
Mi sentivo parlare come se fossi stata lontana anni luce, sentivo me stessa pronunciare le parole "ero in un periodo di crisi" quando mi sono costretta a stringere il volante - un po' per ancorarmi alla realtà e un po' per fermare il tremito della mia mano.
Le mie mani tremavano mentre il mio stomaco veniva aggredito dalla voglia di ricominciare - pensare alla me stessa diciottenne mi fa sempre lo stesso effetto.
L'effetto di prendere la prima cosa tagliente a portata di mano e tagliare, tagliare, tagliare.
Ora ricordo l'ordine esatto degli eventi, ma solo perché mi sono sforzata.
La mia mente tenta di proteggermi da quei ricordi perché sa che non ci metterei molto a scivolare di nuovo in quelle vecchie Converse e in quelle vecchie felpe troppo grandi per me - sa che non ho mai smesso di essere quella diciottenne autodistruttiva per la quale l'alcol non era mai abbastanza e la lametta non era mai abbastanza affilata.
On air: All Time Low - Missing You
Nessun commento:
Posta un commento