martedì 10 novembre 2015

Per un migliaio di parole che scrivo qui, ce ne sono altrettante che non dico nemmeno a me stessa - pensieri fugaci, verità scomode e via di questo passo. 

E magari vorrei anche dirle a qualcuno perché, a dispetto della mia professata diffidenza, ci sono persone a cui affiderei qualcuna di quelle parole. 
E mi immagino farlo, mi costruisco intere frasi nella mia testa e suonano così bene - però poi quando si presenta l'occasione per farlo mi blocco. 

Sono una fifona, me l'hanno sempre detto. 
Mio padre mi ripete spesso che ho paura anche della mia ombra - un'ombra che so avere denti affilati ed essere assetata del suo stesso sangue. 

È che mi sento troppo vulnerabile, è che mi è impossibile parlare di me stessa guardando qualcuno negli occhi senza avere il bisogno di chiuderli o di distogliere lo sguardo o addirittura di evitare proprio il discorso e fuggire via - il contatto visivo forse mi spaventa più del contatto fisico. 

Ho sempre scritto di come noi non siamo mai stati una famiglia espansiva su quel lato lì - e anche su quello delle parole. 
L'affetto in casa mia si dimostra in altri modi e non con abbracci e "ti voglio bene". 

Eppure a volte ne ho bisogno, anche se non lo ammetterò mai ad alta voce. 
E allora con chi ho abbastanza confidenza e da chi non mi dà "fastidio" essere toccata sono la prima a stare un po' più vicina di quanto non farei con altre persone, ma mi dimentico che la gente non mi legge nel pensiero - come mi rimprovera sempre mia madre quando mi chiudo nel silenzio senza dire cosa non va - e che magari la mia postura rigida dà ad intendere qualcos'altro. 

In realtà a me piace essere abbracciata - previa confidenza, ovviamente - solo che non essendoci abituata mi sento colta alla sprovvista e quindi mi irrigidisco. 
A volte sono io a chiedere abbracci per prima, ma riesco a rilassarmi completamente solo se si tratta dei miei genitori. 
Con le altre persone purtroppo non riesco a fare a meno di irrigidirmi ancora un po' perché le botte e gli strattoni sono ancora la prima cosa che mi viene in mente. 

Dagli altri non so mai cosa aspettarmi quando mi toccano, anche se so che sono persone che non mi farebbero del male. 
Ma immagino che sia un meccanismo che ormai va in automatico quello di considerare chiunque al di fuori dei miei genitori e delle mie amiche più strette come una minaccia. 
E forse anche per come sono sempre andate le cose in casa, alla fine mi viene spontaneo chiedermi perché la gente dovrebbe toccarmi. 

A volte è difficile anche restare ferma e se penso che anni fa indietreggiavo spaventata davanti a qualcuno che mi si avvicinava troppo per i miei standard, ho comunque fatto grandi passi avanti. 
E io voglio restare ferma a prendermi l'abbraccio, ma c'è comunque questa parte di me sempre in allerta e pronta a divincolarsi che urla e urla e non smette mai. 

Io riesco a gestirmi, manie di autodistruzione e tutto. 
Ma non riesco e non posso gestire gli altri ed è questo uno dei miei problemi: il controllo. 
Non riesco mai a separare la mente dal resto, ho sempre questo ronzio in testa che analizza qualsiasi cosa e sta a chiedersi mille perché. 
Per la mia mente deve esserci sempre qualcosa che poi verrà a chiedermi il conto in seguito e a prendermi a calci per la mia ingenuità. 
O stupidità, comunque vogliate chiamarla.

Sono diventata estremamente razionale proprio per non cadere più nelle stesse trappole di una volta perché non sono mai stata brava a giudicare le persone, ma ora non riesco più a spegnere il mio bisogno di controllo. 

C'è anche da dire che dipende anche da dove vengo toccata. 
Per esempio essere presa per l'avambraccio va bene, ma essere stretta nella parte di braccio che va dalla spalla al gomito mi fa automaticamente venire il panico - non importa chi io abbia davanti. 
Può farlo anche mia madre e io lo stesso scatterei come una molla per divincolarmi. 
E questo perché in quell'esatto momento torno ad avere sedici anni, circondata da tutti quei ragazzi più grandi della mia scuola mentre questi mi ricoprivano di insulti e la mia "migliore amica" stava a guardare. 

Le mani sono l'altro mio grande problema, il che è un po' un paradosso considerato che le mani sono la prima cosa che guardo nelle altre persone. 
Le mie però sono tutta un'altra storia. 
Di solito cerco sempre di evitare il contatto delle mie mani con quelle degli altri - che io debba passare qualcosa a qualcuno o prendere il resto in un locale, la sostanza non cambia: cerco di non far sfiorare nemmeno un millimetro di epidermide. 

Non so, forse perché ho le mani estremamente sensibili o forse perché ancora ricordo quel pugno sulle dita in terza o quarta liceo e anche quello stronzo di ******** che me ne aveva stretta una (come se essere toccata da uno che mi ha sempre presa per il culo fosse il momento più esaltante della mia domenica pomeriggio, come se lo dovessi ringraziare per avermi toccata), ma è forse il tocco che mi dà più problemi di tutti. 
Per me è strano se qualcuno mi tocca le mani, mi viene sempre da fletterle dopo - sento ancora per diversi secondi, come lo chiamo io, il "tocco fantasma". 
O forse perché ho sempre trattato benissimo le mie mani e allora lasciare che qualcuno me le tocchi mi risulta difficile. 

Ma non posso negare che forse a volte è il tocco che mi manca di più. 

Altre cose invece sono molto più facili, come le carezze sui capelli - in questo caso non mi vengono più in mente quegli strattoni violenti.

La verità è che mi rendo conto di essere insicura, paranoica, diffidente, complicata e tutto quello che volete e onestamente io ci provo - ci sto provando - ad essere in grado di stare in mezzo alle persone perché mi rendo conto che il mio atteggiamento non è dei più salutari. 

A volte penso che forse mi sono lasciata crescere i capelli per coprirmi il viso e nascondermi meglio alla vista della gente.  
Forse è anche il fatto che sono io la prima a non piacermi e questo mi porta a chiedermi perché la gente mi tocchi. 

Ho sempre avuto problemi relazionali e quando gli atti di bullismo fisico sono finiti, ero così occupata a sentirmi sollevata che non ho più pensato che il contatto fisico potesse avere anche connotazioni positive. 

La verità è che ancora mi aspetto degli schiaffi e resto di sasso quando invece sono carezze. 

On air: FM Static - Tonight

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