sabato 26 settembre 2015

Com'è possibile sentire la mancanza di qualcuno che non si ha mai conosciuto?

Prima ho sentito il telefono suonare e quando sono scesa perché dovevo lavarmi i capelli, mia madre mi ha incrociata in corridoio - o sarebbe meglio dire che mi è venuta incontro apposta - e mi ha detto che a quanto pare è morto il padre di mio padre.
Mio nonno, dunque.

Il mio primo pensiero è stato "sì, vabbè, e quindi?"
Orribile, lo so.
Ma io non l'ho mai conosciuto, quindi perché la notizia avrebbe dovuto avere qualche impatto su di me?

Sentivo ancora mio padre parlare al telefono con questa sua cugina che gli ha dato la notizia e ho cominciato ad arrabbiarmi, mentre intanto accarezzavo Alaska per calmarmi.

Non so se l'ho mai scritto qui oppure se era ancora sul blog che avevo su Splinder, ma io non ho alcun legame di sangue con la persona che ho sempre chiamato nonno.
Non ricordo quando ho scoperto/mi hanno detto la verità - forse quando andavo già a scuola ed ero abbastanza grande da domandare perché mio padre e mio nonno non avessero lo stesso cognome.
E allora mi avevano spiegato che quello che io ancora oggi chiamo nonno è il secondo marito di mia nonna e che quindi mio padre e Michele sono fratellastri, non fratelli veri e proprio.
Da qui la tanta differenza di età e il fatto che Michele non abbia mai voluto che io lo chiamassi zio - in fondo io ho 26 anni e lui ne ha 37.

Ricordo un mio compleanno festeggiato a casa mia con tutti i parenti in cui ho abbracciato mio nonno e gli ho detto che anche se sapevo che non era il mio vero nonno, comunque gli volevo bene come se lo fosse.

Di questo "vero" nonno ho sempre saputo soltanto il nome, che se mio padre lo vedeva per caso in giro si salutavano con un cenno e basta, che a quanto pare metteva le mani addosso a mia nonna - o almeno questo è quanto mi ha detto mia nonna un'estate in cui ho passato una settimana a casa sua.
Questo è tutto quello che ho sempre saputo su mio nonno paterno in ventisei anni.

Mentre ascoltavo mio padre al telefono e dopo la mia prima reazione menefreghista - perché il fregarmene e il negare è SEMPRE la mia prima reazione di fronte alla morte di qualcuno prima che la cosa venga finalmente assimilata dal mio cervello - mi sono sentita triste perché ho perso un altro membro della mia famiglia senza averlo conosciuto.
Ma poi mi sono arrabbiata perché non è che mio zio Roberto abbia volontariamente scelto di non conoscermi visto che è morto in un incidente in moto prima che io nascessi - e ricordo di aver scritto in merito a questo tre anni fa e me lo ricordo perché stavo per compiere 23 anni all'epoca e pensavo che Roberto aveva quell'età quando è morto.
Questa persona invece non ha più tenuto i contatti con suo figlio e sapeva poi della mia esistenza? Sapeva di avere una nipote?

Mia madre poi mi ha raggiunta in bagno e non sono riuscita a trattenermi.
Mi ha risposto che una volta era venuto a vedermi quando ero nata da poco e quando ancora abitavamo nell'altra casa, che lei stessa non l'ha visto più di due volte e che una volta ha telefonato qui quando a mio padre si era paralizzata metà faccia a causa di un colpo di aria fredda.
E allora perché se sapeva che io esistevo non ha mai voluto avere niente a che fare con me?
Mia madre mi ha detto che era stato un brutto divorzio quello tra lui e mia nonna e che avevano litigato tantissimo per le cose da dividersi, che non aveva la patente e girava in motorino e che, come sempre, a causa dei soldi le sue sorelle l'avevano tipo "ricattato" e gli avevano detto che si sarebbero prese cura di lui a patto che mio "nonno" troncasse tutti i rapporti con noi.
Sembra tipo una di quelle storie che senti a Forum e che pensi sempre che non potrebbero mai far parte di te e allora oh, quanto ti sbagli.

Ho chiesto a mia madre come mio padre l'abbia presa e mi ha risposto che non lo sa con certezza perché non ne parla e sta zitto e oh, come ci assomigliamo in questo.
Che sicuramente una parte di lui è dispiaciuta perché in fondo era suo padre e che non sa se ha idea di andare al funerale.
Io però una foto di questo fantomatico nonno vorrei vederla perché non so nemmeno che faccia ha.
Aveva.
E dicono tutti che assomiglio a mio padre e allora vorrei sapere se c'era qualcosa di me anche in quest'uomo che io non ho mai visto.

Dicono sempre che la famiglia è quella che ci costruiamo noi con le persone a cui vogliamo bene e che non sono i legami di sangue a creare la famiglia.
Sarà anche vero, ma è la seconda volta che la morte di qualcuno che non ho mai conosciuto mi colpisce così tanto.

Ovviamente per Roberto il discorso è totalmente diverso.
Di lui ho sempre visto le foto in casa mia e di mia nonna, nelle foto del matrimonio dei miei genitori, potevo immaginarmelo anche senza dover chiedere a mia madre per non farla scoppiare in lacrime - anche perché io sono figlia unica e non ho idea di cosa significhi avere un fratello e poi ritrovarsi soli.

Ma questo nonno non è mai esistito nella mia vita se non come pensiero sepolto in fondo alla mia mente e sempre e comunque solo come un nome.
Non aveva un volto, non aveva una voce, non aveva niente se non un nome e un cognome che incidentalmente era lo stesso di mio padre e quindi anche mio.
Questo nonno non era "concreto" come lo è sempre stato Roberto, era solo un insieme di lettere.
Era solo qualcuno che sai che esiste solo perché ricordi benissimo che quello che chiami nonno non è il padre di tuo padre, non importa il fatto che con gli "estranei" alle vicende famigliari tu senta il tuo stesso padre riferirsi a tuo nonno come "mio papà".
Si trattava di una di quelle cose che dai per assodate perché sono sempre state così.
Perché io stessa ho sempre saputo fin da piccola di avere un nonno che non avevo mai conosciuto e con il passare degli anni è diventato un fatto inconscio, mentre coscientemente non mi sarebbe mai passato per la testa di domandare che fine avesse fatto quest'uomo perché semplicemente non ha mai fatto parte della mia vita.
Come si può dire che non abbia mai fatto parte della vita di mio padre.

Ma ora è morto e mi chiedo molte cose.
Mi chiedo se comunque pensasse ogni tanto a suo figlio e a sua nipote.

Onestamente non credo che se anche avessi saputo come mi sarei sentita in questo momento, avrei fatto qualcosa per cercarlo.
Forse me l'avrebbero impedito, forse mi sarei io stessa spaventata dall'idea di un rifiuto - perché non era già un rifiuto in sé il sapere che non parlava nemmeno con suo figlio?
Che mai avrebbe potuto dire ad una ragazzina che si era messa in testa di allacciare un rapporto con qualcuno se ne era sempre fregato?

No, onestamente credo che anche sapendo quello che so adesso, avrei lo stesso lasciato le cose come sono sempre state.
Ho sempre avuto due nonni e basta: quello materno che è morto nel 2003 e quello paterno che ho sempre saputo essere il patrigno di mio padre e con cui non ho alcun legame di sangue ma che mi ha sempre voluto un bene immenso.
Loro sono i miei nonni, non questo sconosciuto di cui non ho mai nemmeno visto il volto.

Però lo stesso sento questo peso sul cuore, lo stesso che provo quando penso a Roberto.
Quel peso dovuto al fatto di aver perso un membro della famiglia senza averlo mai conosciuto, non importa il modo in cui sia andata.
Quella fantomatica tessera del puzzle mancante, quella che ti impedisce di vederti per la persona che realmente sei perché è andata persa prima ancora che tu iniziassi a farlo quel puzzle.

On air: Boyce Avenue - Every Breath

Nessun commento:

Posta un commento