domenica 3 maggio 2015

Non si guarisce mai dall'autolesionismo. 

Non so da quanto tempo fossi "pulita", ma la mia testa risponderebbe che lo ero da troppo tempo.

Quella delle cinque di stamattina è stata una lunga battaglia che andava avanti da ore nella mia testa e nel fremito delle mie mani - battaglia che alla fine ho perso. 
E quasi alle cinque e mezzo del mattino stavo seduta sul mio letto con una lametta in mano e cercavo di convincermi a non farlo. 

Mi dicevo che lavorando ho quasi sempre le braccia scoperte, che magari lo sguardo di chi non ci è abituato può cadere sul mio tatuaggio e di conseguenza può vedere tagli che non saprei come spiegare, che proprio in virtù del mio tatuaggio e di quello che rappresenta non volevo e non potevo farlo lì sul polso.
E così sono scesa ad un compromesso. 

Ho fatto solo un taglio sul polso che può essere facilmente nascosto dal cinturino dell'orologio e poi ho cominciato a tagliare un'altra zona del mio corpo che so nessuno potrà in alcun modo scoprire. 

Ho perso il conto di quante volte ho passato la lametta sulla pelle mentre pensavo che in me c'è chiaramente qualcosa che non va. 

E avrei dovuto sentirmi in colpa, disgustata da me stessa - molto più di quanto non sia già normalmente - ma poi mi sono sdraiata e avevo questo sorriso che non riuscivo a cancellarmi dalla faccia. 

E ancora una volta mi sono resa conto di quanto mi mancasse tagliarmi, di come mi sentissi una persona incompleta prima di cominciare a sanguinare. 

On air: Boyce Avenue - Change Your Mind

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