lunedì 25 maggio 2015

Avevo appuntato tante cose da scrivere durante la settimana scorsa, ma poi non ho mai avuto il tempo di mettere tutti quei pezzi di carta insieme e scrivere al computer. 

Ma sono ancora viva, eh. 

Ieri c'è stata la cresima di mio cugino Lorenzo e alcuni parenti sono ancora qui ospiti. 
Lara, la cugina di mia madre, è invece ripartita ieri sera con marito e figli al seguito e ammetto che è stato un weekend abbastanza strano. 

Prima è doverosa una premessa, però. 
Mio zio Michele, Lara e l'altro cugino di mia madre sono tutti e tre del 1978 e hanno quindi solo undici anni più di me. 
Da piccola io idolatravo Lara, ogni volta che andavamo su a Bergamo la tallonavo sempre perché lei era questa ragazza piena di amici e che poteva truccarsi mentre io ero poco più che una bambina. 
E poi io sono diventata quell'adolescente che sappiamo tutti sono stata, lei si è sposata e ha avuto due figli. 

Una volta andavamo su tutti gli anni, ma poi le visite si sono diradate e ognuno ha continuato ad avere la sua vita. 

So di essere molto diversa da come ero una volta: ero socievole, ero vivace, ero entusiasta. 
Ora invece sono l'ombra sbiadita di quella che ero.

Ho sempre adorato i miei zii di Bergamo e adoravo andare a trovarli, ma ora ogni volta che li vedo ricordo che persona ero e non posso fare a meno di chiedermi se anche loro vedono le differenze, se vedono come sono diventata chiusa e taciturna. 

Il punto è che io idolatravo Lara, ma poi io sono cresciuta e lei è diventata madre. 
All'epoca undici anni erano un divario immenso e ora - esattamente come allora - non abbiamo niente in comune. 
Non la vedevo da quando io e mio padre eravamo saliti nel 2013 e anche lì non è che l'avessi vista per chissà quanto tempo. 
Il punto è che ieri sono rimasta sorpresa dal fatto che Lara cercasse la mia compagnia o che ogni tanto mi desse una leggera gomitata per sussurrarmi qualcosa in un orecchio - quasi come fossi io quella ragazza da prendere come punto di riferimento, cosa che io non sono mai stata. 

E poi pensavo a come Lorenzo abbia dodici anni e allo stesso tempo mi sembra ancora un bambino e fin troppo cresciuto - ma questo so spiegarmelo benissimo, visto che io ancora mi comporto come una ragazzina, mi dimentico ogni tanto di avere 26 anni e mi rifiuto di crescere. 
E mi sentivo male nel pensare che Lorenzo ha gli stessi anni che avevo io quando ho conosciuto NAC e la mia vita è stata messa completamente sottosopra. 
Ed è vero: dodici anni sono ancora troppo pochi, si è ancora dei bambini.
Eh, vallo a dire alla persona che ero. 


Ho sempre preferito stare dietro l'obiettivo piuttosto che davanti e per questo le foto di me che mi piacciono si contano sulle dita di una mano. 

C'è una mia foto che ho attaccato ad un'anta del mio armadio ed è l'unica dove non sono una bambina - è anche una delle poche che mi sono fatta in cui mi "piaccio". 
Piacevo perlomeno, perché sto seriamente pensando di tirarla giù. 

La settimana scorsa ero distesa sul mio letto a leggere un libro - libro che tra l'altro mi ha fatto l'effetto di un pugno nello stomaco perché la protagonista era una ragazza vittima di bullismo a scuola e che si rifugiava nella musica per sopravvivere - e ho alzato lo sguardo un momento dalla pagina e mi sono trovata a guardare me stessa negli occhi. 

Sto iniziando ad odiare quella foto, quello sguardo carico di trucco troppo pesante e di troppe lacrime versate. 
Quella neo-diciannovenne che mi fissa di rimando è un po' il ricordo di chi ero una volta e di cosa stavo passando quando l'ho scattata e il sussurro infido di chi in fondo non ho mai smesso di essere - di quello che non ho mai smesso di fare a me stessa. 

Ho sempre detto che ho difficoltà a guardare le persone negli occhi, ma a volte è più semplice scambiare uno sguardo con un estraneo che con me stessa. 

On air: Gloriana - Sunset Lovin

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