giovedì 11 dicembre 2014

Ieri sera ho schivato un proiettile - metaforicamente parlando, si intende.

Una mia ex-amica mi ha chiamata sul cellulare e mi ha colta totalmente di sorpresa nel chiedermi di vederci per un caffè e su due piedi non sono riuscita ad inventarmi niente per rifiutare così direttamente.
E soprattutto a quest'andata mi toccava sul serio.

E si tratta sempre di quella famosa ex-amica che ormai ho rifiutato di vedere tre volte di fila e che ancora non coglie i segnali.
Ti dico no a vederci, ti dico no all'aperitivo e ti dico no alla cena: cazzo, capiscilo che proprio non voglio incontrarti!
E invece no.

Ma ho schivato un proiettile perché alla fine non aveva la macchina per passarmi a prendere - thank fuck for that.
E lei è sempre quella che si inventa(va) balle cosmiche che nemmeno io riesco a concepire, sempre quella che gira il coltello nella piaga chiedendomi di Elisa e da quanto tempo non la vedo e perché non proviamo a fare pace e cristo iddio, MOLLAMI.
Ed è ancora quella che mi chiede perché alla "veneranda" età di venticinque anni sono ancora single e non ci penso a mettere su famiglia?
Per carità, solo perché tu sei già sposata e hai una figlia di quasi quattro anni non significa che io debba seguire le tue orme - o quelle di tutte le persone che mi circondano e mi invadono la bacheca di Facebook ogni fottuto giorno con l'annuncio delle nozze o della futura nascita.
Lasciatemi i miei spazi e una bottiglia di vodka che sono a posto così.

Ma anche se ieri sera me la sono sfangata, la cosa è solo rimandata, ahimè.


L'ultima volta avevo accennato che High Fidelity di Nick Hornby meriterebbe un post solo per sé - ed è vero.
Ma qui mi sento di citare un altro libro che ho letto e finito dopo High Fidelity, ovvero The Fault In Our Stars - e sì, lo so, in ritardo di milioni di anni rispetto al resto della popolazione mondiale. Sue me.

My favorite book, by a wide margin, was An Imperial Affliction, but I didn't like to tell people about it. Sometimes, you read a book and it fills you with this weird evangelical zeal, and you become convinced that the shattered world will never be put back together unless and until all living humans read the book. And then there are books like An Imperial Affliction, which you can't tell people about, books so special and rare and yours that advertising your affection feels like a betrayal.
It wasn't even that the book was so good or anything; it was just that the author, Peter Van Houten, seemed to understand me in weird and impossible ways. An Imperial Affliction was my book, in the way my body was my body and my thoughts were my thoughts.

Ecco, questo è esattamente quello che penso quando penso ad High Fidelity - o anche a Forgive Me, Leonard Peacock di Matthew Quick.
Si tratta di uno di quei libri così miei che persino io che me la cavo con le parole non sarei in grado di spiegare a dovere.
Sarebbe un tradimento e oltretutto non gli farei nemmeno giustizia.

High Fidelity è stato un colpo al cuore per molti motivi.


Rob Fleming fondamentalmente è un bastardo narcisista e la sua visione del mondo ruota attorno alla musica e a se stesso.
Come poi viene accusato in seguito, il suo ego è così grande che è convinto di essere al centro del mondo - il suo e quello degli altri.
Rob è convinto che ogni decisione che gli altri prendono sia in relazione a lui.

Rob è un insicuro, paranoico e complessato bastardo.

Il romanzo inizia con Laura, la ragazza con cui conviveva da anni, che lo lascia.
E Rob la prende apparentemente bene, compila subito una lista - un'abitudine che ha preso da Barry, uno dei suoi dipendenti al negozio di dischi - delle cinque rotture che più lo hanno segnato in ordine cronologico e Laura non c'è sulla lista.
Ci sono Alison, Penny, Jackie, Charlie e Sarah - tutte ragazze che in un modo o nell'altro gli hanno spezzato il cuore e infranto le illusioni di una vita e secondo la sua logica niente di quello che ha fatto Laura è qualcosa che lui non abbia già passato.

Laura lo lascia e lui la prende "bene": pulisce l'appartamento, sistema la sua collezione di dischi e si piazza davanti al televisore con una bottiglia per vedere tutto quello che aveva registrato fino a quel momento e che non aveva ancora avuto occasione di vedere.
E pensa a come sarà la sua prossima ragazza e a come sarebbe bello se fosse una musicista e lui fosse citato nei credits dell'album e la sua faccia fosse in copertina per averla ispirata a comporre quelle canzoni.
L'ho detto che ha un ego grande come gli Stati Uniti, vero?

Ma poi il giorno dopo va al lavoro e una battuta di troppo da parte di Barry lo fa scattare ed è costretto ad ammettere a Dick - l'altro ragazzo che lavora lì al Championship Vinyl - che Laura se n'è andata.
E si rende conto che sente la sua mancanza e che anche la minima cosa gliela ricorda e tutto va in pezzi quando viene a sapere per errore che Laura sta con un altro e si interroga su chi diavolo sia questo Ian, finché giunge all'orrenda conclusione che si tratta del precedente inquilino del piano di sopra.
E Rob va in paranoia, ricordando il Natale passato in cui sembrava che Laura flirtasse con Ian a causa del modo di spostarsi i capelli e di parlare e oddio, quando lui era fuori Laura saliva nel suo appartamento e facevano sesso?
E nel mentre di tutto questo, entra in scena Marie - una cantante statunitense appena trasferitasi in Inghilterra.

Rob è un ragazzo con il terrore delle relazioni stabili - del commitment, come si dice in inglese - e la sola idea di "impegno" lo spaventa, quindi pensa bene di provare ad andare a letto con Marie.
Ma Rob è un insicuro e il fantasma di Laura è sempre lì ed è un mezzo disastro perché si rende conto di amarla ancora.
Continuano a parlarsi al telefono perché Laura ha ancora delle cose sue nell'appartamento e Rob è ossessionato dalla voglia di sapere se Ian sia più bravo a letto di lui e Laura non vuole lasciare le cose male tra di loro perché sa com'è Rob e come pensa. 


Ma Rob non è esente da colpe, perché proprio a causa del suo terrore per l'impegno aveva detto a Laura di stare cullando l'idea di avere una relazione con un'altra persona e poi l'ha effettivamente tradita.
E Laura, che era incinta, dopo questo ha abortito perché ha capito che non voleva Rob come padre dei suoi figli e l'ha lasciato.

Rob pensa molto e pensa al suo negozio di dischi sempre sull'orlo del fallimento, pensa al sesso, pensa alle relazioni e pensa all'amore.
Si interroga e mette in discussione ogni scelta che abbia mai fatto e pensa al perché quelle cinque ragazze l'hanno lasciato e cosa c'era che non andava e dove aveva sbagliato.
Incolpa Penny di avergli infuso le insicurezze sulla sua bravura a letto, ma incolpa principalmente Charlie tra tutte quante se si è così perso dopo che lei l'ha mollato e se quando ha smesso di strafarsi si è ritrovato ad aver mollato il college e a lavorare in un negozio di dischi.
E alla fine le contatta e parla con loro e si rende conto che in alcuni casi non era destino (Alison), che era stato lui il primo a rifiutare loro e proprio lui parlava di rifiuto? (Penny) o che le aveva idealizzate troppo e che la cosa poi ha cominciato ad irritare per le continue rassicurazioni necessarie e la mancanza di fiducia in se stesso (Charlie).
Con Sarah era una cosa di convenienza perché entrambi erano appena stati mollati e lui se n'era avuto a male quando lei ha deciso di prendersi un rischio con qualcun altro e Jackie gli dice che devi lavorare in una relazione e che non te ne puoi andare ogni volta che qualcosa va male.
Ed era sì, un po' colpa sua, perché con la voglia di essere il fidanzato perfetto dimenticava tutte le sue buone qualità che all'inizio avevano attratto le ragazze in questione.

Rob è un ragazzo immaturo che non si decide a crescere, sempre dubbioso in ogni decisione, che prova risentimento quando Laura decide di cambiare lavoro e diventa un'adulta e poi si ritrova ad invidiare tutti quelli che hanno un lavoro stabile e di successo e che hanno una famiglia da cui tornare.
Lui è ancora aggrappato all'idea che l'amore debba essere travolgente e che quando l'onda d'urto è passata, tu riesca a guardarti intorno e capire se è ancora lo stesso sentimento ma più calmo e tranquillo oppure se non è rimasto niente.
E capisce che comunque ama ancora Laura e che una vita senza di lei sarebbe miserabile.

Accade poi qualcosa che li porta a riavvicinarsi e in qualche modo tornano insieme, ma lei comunque non è convinta: lo ama, ma ancora non è sicura di volere dei figli da lui.
Hanno ancora tanti problemi da risolvere e lei gli dice schiettamente che lui è infelice e che continuare a tenersi aperte tutte le possibilità perché ha paura di prendere una decisione da cui non potrà tornare indietro non lo porterà da nessuna parte.
E lui, forse per la prima volta, si rende conto di essere bloccato e che la cosa non gli piace.

Si rimettono insieme e Laura lo aiuta a fare quello che una volta amava tanto fare, quello che poi li aveva fatti conoscere: il DJ.
E quando ricomincia a farsi un nome nel giro, Rob è tentato da un'aspirante giornalista che gli chiede un'intervista e lui si fa tutto questo film nella testa - dal primo appuntamento al primo bacio, dalla prima scopata alla convivenza e poi andare.
Vive tutta questa relazione immaginaria nella sua testa e poi si chiede dov'è il divertimento di riviverla nella vita reale ora che l'ha vista tutta e pensa che quello che ci sia di sbagliato con Laura è che non la rivedrà più per la prima o la seconda volta ancora, che non starà più in ansia all'idea di vederla al prossimo appuntamento.
Si chiede cosa e quanto conti il fatto che la ama, che fanno del buon sesso, che hanno conversazioni intense quando qualcuno di nuovo si presenta nella sua vita.

E infine Rob capisce che il matrimonio - l'impegno di cui aveva tanta paura - non è la fine di qualcosa, che non sa cosa Laura provi per lui ma sa che lui la ama e che stavolta è pronto a provare a fare sul serio perché non vuole ricominciare da capo con qualcun'altra.
E per la prima volta è pronto a farle una compilation con qualcosa che potrebbe piacere davvero a lei, non con qualcosa che a lui piace e che per forza di cose deve amare anche lei.


Come dicevo, questo romanzo è stato un colpo al cuore per molti motivi e per la prima metà del libro sono stata in adorazione (Oh, Rob! Mio gemello perduto! Mia anima gemella! Mia versione al maschile!), poi ho passato la parte successiva con la voglia di prenderlo a schiaffi chiedendogli che cazzo stesse facendo e infine ho fatto pace con lui.

L'avevo scritto in precedenza: sono molto simile a Rob.
Sono egoista, egocentrica, insicura, paranoica, ho paura dell'impegno, penso troppo al passato e non so vivere nel presente, i miei artisti preferiti non vanno toccati e se non apprezzate i miei gusti musicali allora abbiamo un problema.
A differenza sua però non tollero il tradimento quindi non sarei in grado di compierne uno, però mi trova con lui il fatto di andarsene quando le cose iniziano a farsi difficili.

So di non essere "materiale da relazione" e ad una relazione non ci penso nemmeno proprio perché so di essere insicura e bisognosa di rassicurazioni - cose che, so per esperienza, portano inevitabilmente alla rottura dei rapporti.
Quindi evito proprio.

Ho adorato High Fidelity, non solo perché è stato come vedersi allo specchio per come sono realmente anche nei pezzi più scomodi, ma anche perché è reale.
Rob e Laura tornano insieme ma non è tutto perfetto e lei ha ancora molti dubbi sul loro futuro e lui è cambiato ma allo stesso tempo è sempre lo stesso.
Niente è rose e fiori ed è questa la sua perfezione, proprio perché presenta una relazione imperfetta costituita da persone imperfette.

È come la vita.

Io sono come Rob e il modo in cui ogni tanto considerava e parlava di Charlie mi ha ricordato come io ho sempre considerato e parlato di NAC.
Per poi arrivare a questo quando parla dei suoi difetti nel momento in cui la incontra a distanza di anni, quando ora li vede finalmente per come sono: 

How had I managed to edit all this out in the intervening years? How had I managed to turn her into the answer to all the world's problem?

High Fidelity è un manuale di vita, anche se io non so nulla di relazioni e di vita insieme a qualcuno.


Dopo High Fidelity ho letto The Fault In Our Stars di John Green e anche questo libro ha lasciato il suo segno.
L'ho comprato più di un anno fa ma non mi ero mai decisa a leggerlo e nel frattempo ho pure visto il film, ma ancora non mi sembrava il momento giusto.
E forse non era nemmeno ora il momento giusto per leggerlo dopo quello che è successo a Cico e dio, oggi sono due settimane e a me sembrano dieci anni e ancora non ce la faccio, ancora sento mia madre parlare con un tono magari appena un po' diverso dal solito e la prima cosa che penso è che stia parlando con Cico.
Già, perché sarà stato anche un gatto ma noi parlavamo con lui e lui ti guardava con quei suoi occhioni verdi ed era l'amore.
Niente è più lo stesso.

Il punto è che forse non c'è un momento giusto per leggere The Fault In Our Stars perché non ha fatto altro che farmi pensare a mio nonno e a Cico in certi momenti, ma ne avevo bisogno.

[..] and then I realized there was no one else to call, which was the saddest thing. The only person I really wanted to talk about Augustus Waters's death was Augustus Waters. [..]
It was unbearable. The whole thing. Every second worse than the last. I just kept thinking about calling him, wondering what would happen, if anyone would answer. In the last weeks, we'd been reduced to spending our time together in recollection, but that was not nothing: the pleasure of remembering had been taken from me, because there was no longer anyone to remember with. It felt like losing your co-rememberer meant losing the memory itself, as if the things we'd done were less real and important than they had been hours before.

Ovviamente tutto questo va a toccare corde specifiche che non sempre - specialmente non recentemente - mi piace pizzicare.
Ma sono andata avanti perché era la cosa da fare, esattamente come avevo dovuto vedere mio nonno e Cico per l'ultima volta.
Glielo dovevo, era un debito che dovevo ripagare con i mezzi che avevo.

In The Fault In Our Stars viene citato un libro fittizio che non esiste scritto da uno scrittore fittizio che non esiste.
E questo scrittore poi se ne esce con la frase "Writing does not resurrect. It buries." e forse sotto certi aspetti sarà anche vero, ma non lo è per me.
Io continuo a scrivere, continuo a lasciare parole sulla carta e nel web forse per una ragione prettamente egoistica ma anche perché voglio credere che in qualche modo arrivino.
Non mi chiedo né dove e neanche a chi, ma voglio che arrivino.

It seemed like forever ago, like we'd had this brief but still infinite forever. Some infinities are bigger than other infinities. [..]
[..] Some infinities are bigger than other infinities. A writer we used to like taught us that. There are days, many of them, when I resent the size of my unbounded set. I want more numbers that I'm likely to get, and God, I want more numbers for Augustus Waters than he got. But, Gus, my love, I cannot tell you how thankful I am for our little infinity. I wouldn't trade it for the world. You gave me a forever within the numbered days, and I'm grateful.

Ed è sorprendente comunque come noi essere umani scegliamo di amare.
E non è che lo "scegliamo" nel vero senso della parola - non si tratta di una scelta in sé - ma non possiamo fare a meno di provare qualcosa per qualcuno, non sono sentimenti che siamo in grado di arrestare.
E sì, The Fault In Our Stars ha come protagonisti due ragazzi con il cancro ma anche noi esseri umani "sani" abbiamo comunque un numero di giorni limitato - nemmeno noi in salute vivremo per sempre. 


Scegliamo di amare, scegliamo di essere feriti.

Ne vale la pena?
Credo di sì, perché non scambierei gli anni che ho avuto con Cico con niente al mondo.
L'ho scelto, l'ho amato disperatamente, ho fatto il possibile per dimenticare che un giorno sarebbe finita e sono distrutta all'idea che sia finita così presto - io e mia madre non riusciamo nemmeno a pronunciare il suo nome senza iniziare a piangere.
Sto ancora male, sto ancora soffrendo ma rifarei tutto daccapo comunque.

È stato un piccolo infinito in un tempo limitato.

On air: Vanilla Sky feat. Maxim Golopolosov - Another Lie

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