giovedì 27 novembre 2014

Il mio micio, il mio bellissimo micio - il mio Cico - non c'è più. 

Mio padre l'ha trovato stamattina alle sette in giardino e io è da stamattina alle sette che non riesco a smettere di piangere. 
Probabilmente è stato investito ed è caduto nel fosso perché era tutto sporco e sembrava così piccolo e non il mio bel micione pasciuto che stava mettendo su chili e pelo per l'inverno. 
Probabilmente è stato investito ed è caduto nel fosso, ma è riuscito comunque a tornare a casa. 

Mio padre ha detto che era uscito a mezzanotte e io non riesco a fare a meno di pensare che è rimasto da solo al freddo per tutte quelle ore. 
Non riesco a fare a meno di pensare che ieri sera, prima di andare a letto, non gli ho dato nemmeno un bacio sulla testolina o fatto una carezza. 
Non riesco a fare a meno di pensare a com'era bello ieri pomeriggio in poltrona, che mi guardava con i suoi occhioni verdi e il suo bel musetto e al mio "dai, fai la nanna", lui chiudeva gli occhi. 
Non riesco a fare a meno di pensare a quanto era bello e poi ho subito il flash di come l'ho visto stamattina. 

E sapevo che non era una buona idea, mia madre aveva anche cercato di dissuadermi, ma sapevo che se non l'avessi fatto l'avrei poi rimpianto tutta la vita. 
Sapevo se non l'avessi guardato, se non gli fossi stata accanto per l'ultima volta, sarebbe stato come se gli ultimi otto anni non avessero significato nulla.
E così sono rimasta a vegliare su di lui mentre piangevo e singhiozzavo, mentre mio padre scavava la tomba in giardino - vicino a quella di Lancillotto. 
E poi fino a quando non l'ha ricoperta. 

Mi sento malissimo, mi sento piena di dolore e allo stesso tempo mi sento vuota - novembre ancora una volta mi ha portato via chi amavo di più senza nemmeno chiedermi il permesso.

Sono stata indecisa fino all'ultimo se mettergli accanto il suo gomitolino preferito - il suo "topino" - con cui giocava da piccolo e che ogni tanto ancora inseguiva per casa, ma alla fine ho scelto di tenerlo io. 
Non ha mai avuto un collarino e il suo "topino" è la cosa più vicina a lui e tangibile che mi resta. 

Cico era arrivato in un momento della mia vita durante il quale stavo annegando. 
Ero stata malissimo dopo Lancillotto, ma ho sempre amato i gatti e volevo assolutamente un'altra bestiolina da coccolare, così la mia vicina di casa mi ha portata da una sua parente che aveva una cucciolata sapendo benissimo che amo i gatti rossi e che ce n'era uno in mezzo a loro. 

Aveva appena due mesi, l'ho visto, l'ho guardato negli occhi ed è stato amore - ho capito che era lui non appena gli ho posato gli occhi addosso.
Spaventato, spaurito, diffidente: esattamente come ero io all'epoca. 

E all'inizio pensavano fosse una femmina e i miei non volevano prenderlo in quel caso e io ormai mi ero rassegnata, quando poi invece il 17 ottobre del 2006 sono tornata a casa da scuola e l'ho trovato in una cesta in cucina. 
Lui era me in versione felina e io ero lui in versione umana. 

E Cico è stato la mia salvezza, la mia ancora, una delle ragioni per le quali non ho mollato - una delle ragioni per le quali ancora mi alzavo la mattina. 

Sono stati otto anni bellissimi, otto anni pieni di graffi e morsi e cicatrici e letti e poltrone e divani e sedie e cibo rubati, ma soprattutto otto anni pieni di fusa, miagolii dolci e anche indignati, sguardi reciproci, camminate insieme, baci e coccole. 
Sono stati otto anni pieni di felicità e amore e di cui non rimpiango un solo secondo, ma non so che darei per altri otto anni come questi appena trascorsi.

Dicono che i gatti non sanno amare come i cani, ma Cico mi ha sempre dimostrato il contrario.  
Una parte di me è morta con lui e niente nessuno potrà mai restituirmela - esattamente come niente e nessuno potrà mai restituirmi il mio micio. 

Il mio Cico, il mio bellissimo Cico - l'amore della mia vita - non c'è più e niente ha più senso.

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