martedì 3 giugno 2014

Una volta ti pensavo tutti i giorni, non c'era mattina in cui io non mi svegliassi senza fiato tanto era acuta e lancinante la tua mancanza e il modo in cui l'avvertivo. 

E poi una mattina mi sono svegliata, ho aperto gli occhi e mi sono resa conto che c'era qualcosa di diverso. 
Mi sono svegliata e non ricordavo più l'ultima volta in cui avevo sentito la tua mancanza. 

Ma non è che ho smesso del tutto, eh. 
Ci sono giorni in cui magari qualcosa mi ricorda te e le cose che condividevamo e che avevamo in comune.
Ci sono giorni in cui magari succede qualcosa e penso che sarebbe bello raccontartelo, ma poi mi ricordo che non ci parliamo da quasi otto anni - anche se tecnicamente nel corso degli anni ci è capitato di scambiarci qualche parola. 

Ci sono occasioni che mi ricordano quelle che eravamo e fanno ancora un male del diavolo. 

Il punto è che quella sera - quell'anno - si è rotto qualcosa dentro di me - non so se nella mia testa o da qualche altra parte - e non sono più stata capace di aggiustarlo. 

Non sono mai stata brava a relazionarmi con le altre persone, ma nel corso degli anni mi sono resa conto che la tua presenza e i tuoi modi di fare mi davano una spintarella nella giusta direzione. 
Almeno credo. 
E ho dovuto imparare a rialzarmi da sola e a cavarmela nel riattaccare i pezzi in una qualche maniera e se ci sono state volte in cui andavo fiera di definirmi "emotivamente indipendente", ora realizzo che tutto quel tempo da sola mi ha fatto più male che bene. 
Non mi fido di nessuno, non credo ad una singola parola di quello che mi dicono e soprattutto non so più fare a stare in mezzo alla gente.

La settimana scorsa Serena mi ha definita una delle sue più care amiche e la parte più razionale di me lo sa, ma c'è quest'altra parte che si chiede perché mai a qualcuno dovrebbe importargliene di me. 
E so perfettamente che è estremamente sbagliato e insensato. 

Il punto è che quella sera ha rotto qualcosa dentro di me e mi sembra di non riuscire più ad entrare in contatto con nessuno. 
I feel like I'm disconnected from everyone around me.

Ogni tanto, nei momenti di maggiore debolezza, quando vedo dei rapporti d'amicizia così stabili e forti e duraturi proprio non ce la faccio a guardare ed è brutto da dire, ma brucio d'invidia ogni volta perché io non avrò mai più nulla del genere. 
Anna e Jasmin e Serena si conoscono da quando andavano alle elementari e alle medie rispettivamente, Laura e la sua amica Nicole da quando non avevano nemmeno dieci anni credo e io, nonostante siano passati anni da quando le conosco, mi sento ancora l'ultima arrivata - quella ai margini. 
Sono sempre stata l'ultima arrivata e magari è solo la mia immaginazione, ma non riesco proprio a scrollarmi di dosso quella sensazione. 
Quando le vedo insieme mi sento come se stessi guardando qualcosa che non ho il diritto di vedere. 
E sono i momenti in cui la tua assenza fa più male del solito e dovrei smetterla perché sono state proprio sensazioni del genere a mandare a puttane tante cose nella mia vita. 

Ci sono momenti in cui la tua mancanza è lancinante e avrò anche venticinque anni all'anagrafe, ma nella mia testa non ho mai smesso di essere quella diciassettenne che ancora tenta di riattaccare i pezzi da sola. 

E allora mi faccio del male per non pensare al passato e per ignorare quello che sta accadendo nel presente davanti ai miei occhi. 

Ho problemi relazionali, probabilmente sono depressa e sono un'autolesionista, ma non ho intenzione di smettere. 
Avrebbe quindi senso andare da uno psicologo se sono io la prima a non voler guarire?

On air: Bastille - Get Home

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