sabato 22 marzo 2014

Penso di non essere mai stata così tanto tempo senza scrivere sul mio blog, nemmeno quando ero nella mia fase di "odio tutto e tutti" e minacciavo ogni due per tre di abbandonare e/o di chiudere. 

La verità è che sì, non avevo nulla da dire e anche se l'avessi avuto comunque non avrei avuto il tempo di mettermi a scrivere perché in questo mese ho girato come una trottola. 
E i mesi a venire non saranno diversi, temo. 

Ho sempre detto che avevo una routine, anni fa. 
Quella routine mi aiutava a non andare fuori di testa, a tenere insieme tutti i pezzi perché sapevo esattamente cosa avrei fatto e a che ora e non c'era spazio per le sorprese e sapevo che sarebbe stato così anche il giorno seguente. 
E quello dopo ancora. 

Ho sempre detto che sono un po' ossessivo-compulsiva, con la mia maniera di lavarmi costantemente le mani non appena tocco qualcosa e il cibo che mangio che deve essere come lo voglio io. 
E so di essere disordinata, ma su altre cose vado letteralmente fuori di testa se non sono come dico io. 
Credo che sia la mia mania di avere il controllo su tutto. 

Avevo la mia routine nei miei ultimi due anni di liceo. 
Mi alzavo perennemente tardi perché non dormivo abbastanza e così dovevo praticamente correre per non perdere l'autobus e sapevo che alla fermata successiva sarebbe salita Vanessa, si sarebbe seduta vicino a me e avremmo condiviso una cuffietta del mio lettore MP3 e io intanto avrei ripassato, se non avessi studiato abbastanza la notte prima per un compito in classe o per un'interrogazione.
Avremmo aspettato di poter entrare dentro l'edificio dall'entrata dei geometri e dopo un po' ci avrebbe raggiunte Serena e avremmo fatto due chiacchiere e io poi avrei passato sei ore a fare tutto tranne che ascoltare le lezioni: avrei scritto sul mio bloc-notes, avrei fatto i compiti delle altre materie assegnati per il giorno dopo, avrei scritto cazzate con la mia compagna di banco e poi sarei andata con lei alle macchinette in aula magna durante i cambi dell'ora e in giro per la scuola durante la ricreazione. 
Avrei aspettato con ansia l'ultima campanella e poi sarei uscita sul piazzale ad aspettare Serena e l'autobus che ci avrebbe riportate a casa, dove mio padre sarebbe stato alla fermata ad aspettarmi prima di tornare al lavoro. 
Avrei pranzato e parlato con mia madre stampandomi in faccia un sorriso che assomigliava più ad una smorfia e poi mi sarei messa al computer, rimandando il più possibile i compiti che non avevo già fatto in classe. 
Avrei studiato svogliatamente e poi avrei aspettato l'ora della cena, avrei guardato qualche telefilm con i miei genitori e poi, presa dai sensi di colpa per non aver studiato abbastanza, mi sarei portata i libri in camera e avrei ripassato fino a crollare sfinita dal sonno fingendo di non sapere che usavo quel senso di colpa per non dormire e farmi del male in qualsiasi modo. 
E sapevo che il giorno dopo si sarebbe ripetuto nella stessa, identica maniera. 

Avevo bisogno di quella routine, di quella rigida gabbia in cui mi ero rinchiusa perché sapevo che sarebbe bastato un singolo soffio di vento per farmi crollare come un castello di carte. 
La mia routine era così rigida che sapevo ogni giorno cosa avrei mangiato per pranzo una volta tornata a casa da scuola e anche cosa avrei indossato ogni giorno della settimana. 
Era così rigida che se un capo d'abbigliamento ancora non si era asciugato, specialmente in inverno, andavo letteralmente fuori di testa. 

All'epoca il mio colore preferito era l'azzurro - mi piace ancora adesso, ma ora preferisco il rosso. 
Ero fissata con l'azzurro e avevo due giorni a settimana in cui indossavo solo quel colore e le sue variazioni. 
Felpa blu in inverno o maglietta leggera azzurra in primavera, intimo azzurro, jeans blu chiaro, cintura azzurra e ai piedi un paio di Tiger, azzurre pure loro. 
Quelle scarpe le avevo solo io e persino Serena me le invidiava.

Non so né come né perché, ma una volta tutto questo era saltato fuori in classe e la mia insegnante di pedagogia mi aveva detto che mostravo segni di autismo - con la mia rigida routine, il mio bisogno di controllo e la paura del contatto fisico. 
E io a diciotto anni ero veramente un disastro, riuscivo a malapena ad alzarmi alla mattina da tanto ero depressa e mi tagliavo costantemente con una lametta. 
Nel sentirmi dire quelle cose pubblicamente, davanti a tutte le mie compagne di classe quando alcune di queste non potevano nemmeno sopportare la mia vista, mi ha fatta sentire infinitamente peggio perché sapevo che comunque avevo qualcosa che non andava. 
Vedermelo sbattere in faccia senza alcuna delicatezza è stato orribile. 

Poi grazie al cielo il liceo è finito, le mie interazioni sociali sono drasticamente calate visto che per l'università che avevo scelto dovevo studiare a casa perché non c'erano lezioni e io mi sono finalmente rilassata un po'. 

Ho ancora una parvenza di routine, devo averla per avere il controllo, ma non è più così rigida. 
Per i vestiti scelgo in base a quello che mi va di mettermi e a dove devo andare, non sono più legata al "che-giorno-della-settimana-è-ah-okay-allora-devo-indossare-questo", però faccio ancora estremamente attenzione a tutti gli accostamenti cromatici. 
Per quanto riguarda il cibo.. 
Quello non è tanto cambiato, ho ancora il "oggi-è-il-tal-giorno-allora-devo-mangiare-questo" ma più che altro perché cerco di stare a dieta e allora so esattamente quanto e cosa mangio e non rischio di dimenticarmi le cose. 
Sono però più flessibile, in alcuni giorni sono disposta a mangiare qualcosa di diverso se mia madre decide di provare una ricetta nuova oppure se devo uscire a cena ma per il resto sono sempre schizzinosa, mangio solo certe cose e come dico io. 

Questo doveva essere solo un post per comunicare che sono ancora viva e invece ne è uscito un revival dei (non) bei tempi andati. 
Dovevo solo comunicare che non ho avuto nemmeno il tempo di pensare, figurarsi sedersi sulla sedia e scrivere qui e invece come al solito mi sono lasciata prendere la mano. 

Doveva essere solo un post per dirti che in questo periodo persino il pensiero di te mi annoia. 

On air: David Archuleta - Crush

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