domenica 9 febbraio 2014

Capita anche a me di perdere il controllo, forse molto più spesso di quanto dovrebbe.
E Serena, quando non cerco di evitare domande e risposte e ricordi, mi dice sempre che sono stata anche più forte di quanto ci si sarebbe aspettato da qualsiasi altra persona in una situazione del genere.
Già, forse.

Ieri ero così arrabbiata e nervosa che mi tremavano le mani.

Ho sempre detto che sono stata vittima di bullismo, che mia madre mi ha sempre detto di ignorarli e che prima o poi si sarebbero stancati e che anche io sono ormai del partito "ignora un problema fino a quando non scompare da solo".
Ho sempre detto che quindi non reagivo perché sì, io ho sempre tanto fiato da buttare al vento e Serena mi dice spesso che non mi ha mai vista senza parole, ma in quelle situazioni mi blocco e comunque ci avevo già provato; le uniche volte avevo risposto indietro poi era stato peggio.
Arrivava sempre il punto in cui rimanevo così ferita, sconvolta dalla cattiveria di chi avevo di fronte che dalla mia bocca non usciva nemmeno un suono.

Venerdì sera sono uscita con Serena, Anna e Jasmin e ho incontrato un tizio che non vedevo da una vita - un tizio che era uno dei miei peggiori aguzzini, tanto che a quindici anni mi era venuto un attacco di panico e mi ero dovuta far venire a prendere a scuola da mio padre perché scoppiavo in lacrime alla sola idea di salire sul pullman per tornare a casa.
Questo tizio era con tre suoi amici nel tavolo di fianco al nostro e hanno passato perlomeno mezz'ora a fissare continuamente, con le teste che si giravano all'unisono al minimo movimento in quella maniera inquietante che si vede nei film horror.
E Serena li fissava indietro fino a quando uno di loro non si girava dall'altra parte mentre io, seduta di fianco ad Anna, ero nascosta alla loro vista per la maggior parte del tempo.

Serena poi mi ha detto che avrei dovuto fissarli anche io, che è quella la reazione migliore da avere per metterli a tacere ma io sono famosa per battere in ritirata in situazioni del genere.
Serena mi ha detto che facevano dei commenti e che alzavano sempre di più la voce per farsi sentire, ma io non ci ho fatto caso perché poi tendo a concentrarmi su me stessa per non perdere del tutto il controllo.
A serata finita le ho fatto notare che poi alla fine avevano smesso quasi subito quando avevano visto che non suscitavano nessuna reazione in me.

Sono paranoica fino all'eccesso, ma conosco quelle situazioni e quel genere di persone.
Sono una codarda, ma ignorarli è l'unica cosa che mi tiene intera e mi impedisce di andare in pezzi perché so benissimo che se avessi ingaggiato il contatto visivo, la cosa sarebbe poi degenerata rapidamente.
Sono fin troppo un'esperta sull'argomento, purtroppo.

E io e Serena poi abbiamo fatto quasi le quattro di mattina in macchina a parlare e a rinvangare anche cose che credevo di aver dimenticato, persone che non hanno mai avuto quello che si meritavano per tutto quello che mi hanno fatto.
E ancora una volta abbiamo convenuto che per me sarebbe potuta finire molto peggio, che avrei potuto finire il lavoro che tutti loro avevano cominciato.
E a volte non sono certa di aver smesso di lavorare a quel finale.
Ancora il ricordo di quella cintura stretta attorno al collo quando avevo tredici anni mi è passato per la mente, esattamente come mi è passato per la mente il ricordo di quella lametta e di tutte le volte che l'ho passata sulla pelle.

E ieri ho visto il profilo di questo tizio su Facebook e aveva condiviso il video di una di quelle povere ragazze picchiate dalle coetanee fuori dalla scuola, con tutto quel branco di deficienti alle loro spalle che ridevano e le incitavano e filmavano con il cellulare.
E sotto il video aveva scritto "le solite ragazzine che se la prendono con quelle più fragili e deboli".

Non ci ho più visto dalla rabbia, mi sono dovuta allontanare immediatamente dal computer perché ero a due secondi dal mettermi ad urlare o dal prendere a pugni qualcosa.
Se l'avessi avuto davanti in quel momento, sicuramente gli avrei preso la testa e gliel'avrei fracassata contro un muro fino a vedere la materia cerebrale.

Come cazzo ti PERMETTI di scrivere cose del genere quando all'epoca sei stato tu il primo a fare il bullo con una ragazzina di quindici anni?
Quando giusto la SERA PRIMA non me ne hai risparmiata una?

Tu e i tuoi compari e tutti gli altri dovreste solo fare una cosa: morire.
E MALE.

Ho ripreso a respirare solo quando mi sono messa ad ascoltare gli Yellowcard, quando ho messo nello stereo l'album Lights and Sounds che non ascoltavo da una vita.
E sebbene sia di quell'anno assolutamente infernale - il 2006 - mi ha fatta sentire incredibilmente meglio. 


On air: Yellowcard - How I Go

Nessun commento:

Posta un commento