giovedì 11 luglio 2013

Sono arrivata all'ultima stagione di Being Erica.
Ho già dedicato un post a questo telefilm e a quello che significa per me, ma dopo la puntata di oggi sento che ci sono altre cose da dire.

Ho iniziato a guardare Being Erica per il tema trattato - i rimpianti - e per questo ho sempre pensato di essere simile ad Erica, per il suo voler rimediare agli errori passati.
Ma oggi è cambiato qualcosa e per una volta mi sono ritrovata nei panni dell'enigmatico Dr. Tom, il suo analista.
Si è trattato di uno di quei rari episodi in cui non è Erica ad essere protagonista e il passato che vediamo è quello del Dr. Tom, le sue debolezze e i suoi errori.
E il discorso alla fine, quella conversazione che ha con la sua ex-fidanzata di tanti anni fa sembrava preso direttamente da uno dei miei tantissimi post o di una qualsiasi pagina dei miei vecchi diari cartacei.
Mi è letteralmente mancato il fiato quando ho sentito quelle parole, esattamente identiche a quelle sempre pronunciate o pensate da me e mi sembrava quasi di esserci io in televisione.

E poi mi ha preso l'angoscia perché mia madre era poco distante da me, perfettamente in grado di sentire tutto e per un momento - o anche più di uno - mi è sembrato di essere completamente vulnerabile, senza nessuna delle mie maschere o qualche pezzo della mia armatura.
Ed è stato orribile perché mi sono sentita allo scoperto, come se da un momento all'altro una folla di persone dovesse entrare dentro casa e il mio segreto non sarebbe stato più al sicuro.

Parole che forse non pronuncio o penso o scrivo da tanto tempo, ma che sono comunque una parte inseparabile di me.

Tom: You once told me that you wanted to, uh, see the real me, and that you wanted to... You wanted me to let you in. And I couldn't. And I still can't 'cause I don't know how.
Amanda: Tom...
Tom: Listen, Amanda, I've, uh... I have designed my life so that I don't have to take any risks and so I can live vicariously through other people. You know, I can help them and it's rewarding work, and I do, I do help them. But, I, uh, I find that when it comes to my own life, uh... I'm... I just find that I'm afraid.
Amanda: Afraid of what?
Tom: I don't know. I'm afraid that people are gonna leave; you're gonna leave.
Amanda: So you leave first?
Tom: Yeah. Or I force you to leave. You know, I make it come true.
Amanda: Why do you think you do that?
[..]

Tom: I guess I just don't wanna be left again.
(Being Erica – 4x05 – Sins Of The Father)

Sono le stesse parole che ho usato io innumerevoli volte.
Ho sempre pensato - e anche ammesso pubblicamente ogni volta che scrivevo qui o sul mio vecchio blog - che io sono esattamente così.

Come il Dr. Tom, io sono riservata e non dico mai quando sono arrabbiata oppure ferita o chissà che altro.

Come il Dr. Tom, io non lascio più entrare le persone nella mia vita e quelle che ci sono, ogni tanto cerco di spingerle fuori.

Come il Dr. Tom, io me vado prima che sia troppo tardi oppure - proprio per la paura di essere lasciata, abbandonata - faccio in modo che siano gli altri a lasciarmi, perché fondamentalmente sono una masochista del cazzo.

Ho scritto più di una volta che normalmente me ne sto cullata nella mia apatia e nella mia indifferenza e che una volta ho risposto a Serena che i miei nervi sono talmente logorati che gli altri possono tormentarmi quanto gli pare, ma gli effetti non li sento comunque.
Però quello che non le avevo detto, ma che avevo scritto qui, era che ogni tanto anche quei nervi logori saltano a causa di qualche scarica elettrica.

E allora normalmente mi crogiolo nell'apatia, ma oggi è stato uno di quei giorni in cui ho ricevuto una scossa e tutto a causa di una puntata di un telefilm.
E sarò stata anche spaventata a morte perché mi è sembrato che la mia anima fosse completamente a nudo e a disposizione dell'intero mondo, ma per quei cinque minuti mi sono sentita viva.
Tremante, ma viva.

On air: George Strait - Run

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