sabato 7 luglio 2012

Mi chiedo perché sognarti è ancora così destabilizzante.
Quello che intendo dire è che ormai dovrei averci fatto l'abitudine e invece il mio cuore - quello stupido muscolo che continua a battere per tenermi in vita - fa ancora quello stupidissimo sobbalzo ogni volta che ti vede, che sia dal vivo o nei sogni.

Serena mi rimprovera spesso perché non rispondo agli insulti e alle offese e a tutto il resto, invece di lasciarmele scivolare addosso come faccio sempre.
Come ho imparato a fare.
Il problema è che non sono mai stata capace di difendermi a parole e una risposta da parte mia portava solamente ad un'altra risposta da parte loro, lasciandomi scoperta e vulnerabile.
Più scoperta e vulnerabile di quanto non fossi già.
Così ho aggiunto strati su strati su strati alla mia corazza, rendendola così spessa che ogni tanto mi chiedo se effettivamente ci sia ancora qualcosa da proteggere o se quel qualcosa è stato soffocato da tutti gli strati che ho aggiunto nel corso degli anni.
Serena dice che prima o poi toccheranno qualche nervo scoperto, qualcosa che mi farà veramente scattare e allora dovrò imparare a rispondere a parole prima di passare alle mani.
Il problema è che i miei nervi scoperti li hanno individuati quando avevo solo 13 anni e da lì, davvero, è stata la gara a chi mi faceva a pezzi prima.
I miei nervi scoperti sono stati talmente tormentati, pungolati e colpiti che sono diventati praticamente insensibili e hanno solamente un fremito ogni tanto, un ultimo battito di vita.
Per questo ho risposto a Serena che non c'è bisogno che io mi metta a rispondere dietro alle persone perché i miei punti deboli sono ormai stati smascherati così tanto tempo fa che non sono più una sorpresa per nessuno.
Ritengo che ormai non ci sia più niente che potrebbe farmi scattare in qualche modo.
Come le ho detto mercoledì notte, ci ho fatto l'abitudine e per me tutto questo è diventato normale.
Quanto è triste il fatto che sia normale?
E intanto che glielo dicevo, ridevo.
E sì, ho detto che per una persona sana di mente è triste e lo troverei triste anche io se solo provassi un fottuto qualcosa.

Ho detto che, appena scoperti i miei punti deboli, è partita la gara a chi riusciva a distruggermi prima.
Quello che la maggior parte della gente non sa è che a quella gara ci ho partecipato anche io.
Ho cominciato a fare a pezzi tutto ciò che mi rendeva debole e vulnerabile agli occhi degli altri e poi agli occhi di me stessa e siccome ancora non mi sembrava abbastanza, poi ho continuato a fare a pezzi tutto ciò che incrociavo sul mio cammino.
E non mi importava che fossero anche cose belle della mia personalità perché l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era cosa fare a pezzi dopo aver finito con quello che avevo tra le mani.
E poi è arrivato il momento in cui non riuscivo più a trovare qualcosa da torturare e mi sono guardata attorno e ho visto solamente cadaveri mutilati e privi di vita.
Ho guardato me stessa e mi sono vista coperta di sangue dalla testa ai piedi, con in mano ancora le armi che avevo usato per fare a pezzi tutto quanto e allora sono caduta in ginocchio e mi sono messa a ridere.
Sono sempre stata competitiva.
Gli altri volevano farmi a pezzi?
Bene, allora avrei partecipato anche io alla gara e avrei vinto io.
E così ho fatto.

Per anni sono stata alla ricerca di qualcosa, un qualcosa che non so definire nemmeno io.
Poi mi sono stancata e mi sono appoggiata al primo muro che ho sentito dietro la mia schiena, mi sono lasciata scivolare a terra e sono rimasta lì, seduta.
E sono ancora lì, troppo stanca e troppo ferita per anche solo pensare di alzarmi perché non avendo più niente da fare a pezzi è stato così naturale, avendo ancora le armi sporche di sangue in mano, cominciare a fare a pezzi la prima parte di me stessa che riuscivo a raggiungere.

Ero alla ricerca di qualcosa e volevo quel qualcosa con tutta me stessa.
Ora, mentre sono seduta a terra a tamponare ferite che mi sono auto-inflitta, mi chiedo perché lo volessi così tanto disperatamente.

On air: Cedar Avenue - 7 Years

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