sabato 30 giugno 2012

C'è stata una volta, quando eravamo ancora minorenni ed invidiose di quelli più grandi di noi, in cui avevamo giurato che appena presa la patente ce ne saremmo andate.
Io, te, e la musica in macchina a tutto volume.
E chi l'avrebbe detto, ma ci siamo fermate ad un anno dalla realizzazione di quel sogno.
La macchina della nostra amicizia aveva forato e avevamo finito la benzina e noi ci siamo divise, andando a cercare aiuto in due direzioni opposte, e non ci siamo più ritrovate.
Entrambe ci siamo fermate in posti diversi, poi ci siamo rimesse in cammino e poi ci siamo fermate ancora fino a quando il posto nuovo non è diventato casa.
Mentre la macchina che dovevamo riparare, quella per cui ci siamo separate in due direzioni diverse, probabilmente è ancora là dove l'abbiamo lasciata, a tanti inverni gelati ed estati roventi di distanza.


Tornavo a casa mercoledì sera e intanto cantavo a squarciagola i The All-American Rejects e un po' pensavo al film che avevo appena visto e un po' non pensavo a niente.
Cantavo e basta, mentre guidavo per strade deserte e l'aria che entrava dal finestrino mi scompigliava i capelli.
Poi mi è venuta in mente quella promessa - quel giuramento - e forse qualche tempo fa mi sarei sentita male al solo pensiero.
Ma non quella sera, non quando l'unica cosa che volevo era solamente guidare e cantare a tempo di musica.
E mi sono resa conto che quello era un momento solo mio, che non avrei voluto condividerlo con nessun altro.
Perché è vero, non lascio più entrare le persone nella mia vita e ho sempre avuto difficoltà a farlo, ma non permetterei a nessuno di vedermi così libera e spensierata.
Non quando per tutto il resto della mia vita devo mantenere il controllo e la facciata che ho costruito, non quando devo tenere al guinzaglio quella bestia rabbiosa dentro di me.
Quello era un momento che doveva essere nostro, ma che a lungo andare è diventato solo mio.


Abbiamo un passato in comune, avevamo un presente e progettavamo un futuro pieno di cose da fare.
Ma quel futuro che tanto attendevamo ci è scivolato tra le dita e noi non abbiamo fatto niente per trattenerlo.
Forse non ci abbiamo mai nemmeno provato, ma evidentemente era così che doveva andare e dopo sei anni ne sono finalmente convinta anche io.


Non è che mi manchi nel senso letterale del termine; ho smesso di sentire la tua mancanza e sinceramente non ricordo nemmeno da quando.
Non ricordo qual è stata la prima mattina in cui mi sono svegliata e mi sono accorta che finalmente riuscivo a respirare.
La mattina in cui la tua mancanza non mi toglieva più tutta l'aria dai polmoni. Però è successo in qualche modo, nel corso di tutti questi anni, e non trovo più ragioni valide per le quali convincermi che, se avessi tenuto duro ancora un po', forse le cose si sarebbero sistemate.
Che forse, se fossi riuscita ad evitare quel chiodo o se mi fossi ricordata di fare benzina, la macchina avrebbe percorso ancora qualche chilometro.
È finita e lo accetto, stavolta davvero.
In fondo, da quanto tempo non mi senti dire che sento la tua mancanza?
Tanto, vero?


Forse viaggiare in macchina con la musica a tutto volume e cantare a squarciagola era il nostro sogno, ma ora è la mia realtà e non la cambierei con niente al mondo.
Forse nemmeno con le quindicenni che eravamo una volta.


On air: Rock of Ages OST - Don't Stop Believin'

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