giovedì 15 marzo 2012

Lo so, è molto che non scrivo.
Un po' perché la settimana scorsa è stata veramente frenetica e un po' perché me ne è mancata la voglia.
La verità è che mi manca il mio vecchio blog su Splinder.
Quella era casa mia, non questa.
So che anche su questo blog sono sempre io a scrivere, come è sempre stato anche con l'altro, ma non riesco a trovarmici.
So che anche questo è un blog come lo era l'altro, ma non è la stessa cosa.
Non la è affatto.
L'altro l'avevo plasmato a mio piacimento, esattamente come faccio con le parole, ma qui.. Boh, è diverso.

La settimana scorsa mi sono laureata.
E giovedì, quando a casa mia si è svolta la festa con i parenti ed è venuto anche lo zio Felice che mi ha abbracciata e mi ha dato un bacio sulla guancia, mi sono quasi messa a piangere.
Non per la gioia o la felicità o chissà che altro, ma perché ti assomiglia così tanto.
E non ho mai voluto vedere quanto la somiglianza fosse palese perché sapevo che avrebbe fatto solamente male.

Mancavi davvero solo tu quel giorno e le cose sarebbero state perfette.
E ti ho pensato e ho pensato a come avresti sorriso e che forse avresti avuto anche gli occhi lucidi per l'orgoglio e la commozione, esattamente come li ha avuti la mamma.
O forse avresti avuto lo stesso sorriso bonario della nonna.
Però tu non c'eri e la tua assenza io l'ho sentita, sebbene continuassi a sorridere.
Non ho mai smesso di sentire la tua assenza e riesco anche a ricordare qualche aneddoto e a raccontarlo senza scoppiare subito in lacrime.

Invece non ho rivolto nemmeno un pensiero a te, che per me eri come una sorella.
E a volte mi sento in colpa per questo e penso che sia tremendo, che sto diventando una persona orribile.
O forse lo sono sempre stata e non l'ho mai manifestato a nessuno.
Anche tu avresti dovuto esserci, ma tu non sei stata costretta a lasciarmi bensì hai scelto di farlo.
Quindi scusami se il giorno della mia laurea e quello della festa il tuo nome non mi ha mai sfiorato la mente.
Accontentati di farlo per buona parte del resto dell'anno.

Friendship:
it begins when two people choose each other.
But what happens when we outgrow the choice?
When, little by little, our paths diverge,
our needs change, and one day we wake up and
realize that we need to choose something different?

Ultimamente mi addormento sempre ascoltando la musica.
Mi rilassa, anche se spesso riporta alla memoria pensieri scomodi.
E mi ritrovo a desiderare le calde notti primaverili per poter dormire con la finestra aperta e lasciarmi cullare dal rumore del vento.
Ma quelle sono forse ancora peggiori per la mia salute mentale.

Sono almeno tre notti che faccio lo stesso incubo, in cui sono sempre costretta a scegliere e a mente lucida non saprei nemmeno dire cosa, e mi sveglio ogni ora oppure ogni mezz'ora.
Poi mi riaddormento, ma il sogno arriva sempre allo stesso punto e ancora mi sveglio con l'angoscia.
Non sono più capace di dormire.

Il mio unico talento è la fuga.
Fuggire è la cosa che so fare meglio.
Fuggire da persone, da implicazioni sentimentali, da legami, da emozioni per poi magari ritrovarmi incastrata in qualcosa di peggio.
E allora ricomincio a fuggire.

La verità è che sono un disastro.
Una sindrome da Peter Pan accoppiata ad una sindrome abbandonica e con una personalità a volte borderline.
Bella presentazione che faccio di me.
Ma ehi, questa sono io.

Sorrido davvero poco.
Me ne sono resa conto quando ho dovuto sorridere continuamente mercoledì, giovedì e sabato e alla fine di ogni giornata mi facevano male tutti i muscoli della faccia.
Non importa che anche Serena mi dica che sorrido troppo poco.
Sorridere non mi piace e non fa più parte della mia natura da così tanti anni che non ricordo nemmeno più quando ho smesso di farlo.

In questo momento ho solamente voglia di Yellowcard e You Me At Six nelle cuffie e di sole e aria primaverile sulla pelle.

On air: Stone Sour - "Hesitate"

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