martedì 29 maggio 2018

Pensavo di avere un'armatura. 
O meglio, l'ho sempre pensato e poi ho pensato di aver scelto quella sbagliata. 
Ho pensato che quella che avevo prima - i vestiti neri, i polsini, il trucco pesante, il ciuffo sugli occhi - mi avesse disegnato addosso un bersaglio, invece di nasconderlo. 

E così ho cambiato armatura. 
E credevo di essere invincibile. 
Credevo che i miei capelli ricci e lo smalto mai sbeccato e il rossetto rosso fossero perfetti, fossero la perfetta distrazione da tutto quello che non va in me. 

E mi sono sbagliata un'altra volta. 


Una volta credevo che le mie umiliazioni più grandi venissero causate da coloro che mi prendevano in giro oppure da me stessa quando facevo una pessima figura in qualche ambito. 
Ho scoperto che non è così, che preferisco essere presa in giro di fronte a tutti piuttosto che subire un'altra volta quello che ho vissuto lo scorso weekend. 

Credevo che la mia armatura mi rendesse invicibile, imperturbabile, indifferente - una pagina bianca su cui nessuno riusciva a leggere niente. 
Ho scoperto che non è così. 

Ho scoperto che a quanto pare tutti i miei difetti, tutte le mie debolezze sono chiaramente visibili al mondo e mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi quando la verità è saltata fuori. 

E si sa che la verità è sempre stata un problema per me. 

Ho scoperto che per me l'umiliazione più grande è uno sconosciuto che davanti a tutti - davanti anche alle persone che presumibilmente possono dire di "conoscermi" - mi analizza al microscopio ed evidenzia tutte le mie mancanze. 
Tutto lo schifo, tutte le debolezze che ancora cerco di nascondere sotto capelli ricci, smalto impeccabile e rossetto rosso. 

Venerdì sera mi è sembrato di perdere tutto: la mia dignità, la mia riservatezza, la mia apparente stabilità. 

Mi sono sentita così umiliata che volevo solo nascondermi o andarmene o non guardare più in faccia nessuno. 
Cosa che in parte ho fatto perché se già di mio ho un problema con il contatto visivo, venerdì sera non riuscivo neanche più a guardare in faccia le persone che conosco. 

Quello di venerdì è stato uno dei momenti più umilianti di tutta la mia vita. 
Mi sono sentita spogliata di qualsiasi cosa, di qualsiasi barriera e improvvisamente tutti potevano vedere quanto fossi poco stabile - tutti potevano vedere quello che non va in me. 
E io, che non ho mai neanche voluto le persone più vicine a me a conoscenza della cosa, quasi mi sono messa ad urlare per quella che ho vissuto come una vera e propria violazione della mia persona. 

Ed era tutto lì, che aleggiava tra noi sul tavolo, mentre questo sconosciuto parlava e io sentivo tutti gli occhi addosso - questi occhi che bruciavano e scavavano e facevano male. 

E io volevo farmi ancora più male perché non sopportavo quel dolore e ne volevo un altro, un dolore che fosse invece causato da me - di cui io fossi l'unica responsabile e lontana da testimoni. 


Volevo una vita diversa, una volta. 
Forse una parte di me la vuole ancora. 
Forse c'è ancora quella parte di me che desidera essere notata, quella parte di me era disperata quando negli anni precedenti invece venivo sempre ignorata. 
E invece venerdì ho rimpianto quei momenti in cui in una serata nessuno faceva caso a me, cose non se fossi nemmeno presente.

Una volta volevo le luci dei riflettori, ma quelle luci ora mettono in evidenza soltanto le mie mancanze e desidero solamente il buio e le ombre - quelle ombre in cui credevo di potermi camuffare senza rivelare nulla di me. 

Venerdì mi sono sentita umiliata, mi sono sentita come se non avessi più niente di mio a cui aggrapparmi e ora so che il modo in cui le persone che conosco mi guardano è irrimediabilmente cambiato - che ora quando mi guardano, vedono solo le cose messe in evidenza da quello sconosciuto e non lo sopporto. 



When You're Through Thinkin, Say Yes è stato l'album che ha sancito il mio amore per gli Yellowcard - probabilmente perché è stato il primo che ho davvero ascoltato e che davvero mi ha parlato. 

E l'ho risentito e For You, and Your Denial mi ha fatta tremare perché mi sono riconosciuta in due strofe - due strofe cattive che mostrano un pessimo ritratto della mia persona. 

You've got sadness twisted up with jealousy
You show your fists to make them look like loyalty
And I have seen what holding on can take away
If it's the past you love, then that's where you can stay
[...]
Desperation kills
When it's on your sleeve, you wear it well
Underneath it all
You'll always have this war inside yourself

Ogni tanto mi chiedo perché non sono andata fino in fondo quando avevo tredici anni.

On air: Yellowcard - Ready and Willing (New Found Glory cover)

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