venerdì 23 giugno 2017

Se devo essere sincera, qui non mi sento più a mio agio - per quanto riguarda lo scrivere le cose più personali, almeno. 
Non so, mi sembra che fin troppe persone che mi conoscono nella realtà siano a conoscenza del mio blog e non riesco più ad esprimermi come facevo una volta - mi sento bloccata, vulnerabile, troppo esposta ai loro occhi. 
Motivo per il quale ho smesso di scrivere così spesso e le cose che non trattengo nella mia testa alla fine le scrivo comunque, ma le salvo sul computer lontane da occhi indiscreti. 

Magari sono soltanto le mie solite paranoie. 


L'altra notte credo di averti sognato, credo che tu sia apparso in uno dei miei sogni ricorrenti - o era forse un incubo? 
Non ti ricordo nemmeno in maniera distinta, forse ho solo creduto di averti sognato però al risveglio la sensazione c'era. 


Martedì sera sono uscita, ma la mia testa e i miei pensieri andavano in mille direzioni diverse. 
Forse complice il posto in cui sono andata, mi sono ritrovata catapultata nell'estate del 2006 e ho creduto di vedere il mio fantasma ad ogni angolo. Ma non solo quello di quell'estate, ma quelli di tutta una vita. 
Ho rivisto il mio fantasma di bambina al mare con i suoi genitori, ho rivisto il mio fantasma di adolescente passare dalla sicurezza dei 15 anni alla desolazione dei 17/18 anni, ho visto il fantasma della pseudo-adulta che sono diventata qualche anno dopo. 
Ogni angolo di quel lido causa un'invasione di immagini e ricordi nella mia mente che assomiglia ad una valanga che minaccia di travolgermi e seppellirmi. 

E mi sono chiesta cosa avrei fatto se ti avessi improvvisamente rivista. 
Se avrei provato a parlarti e tu mi avresti evitata, se tu avresti provato a parlarmi e io ti avrei evitata, se entrambe avremmo provato a parlarci oppure se entrambe ci saremmo evitate. 

E ho visto anche persone che non c'erano, ho vissuto scene e conversazioni che non sono mai uscite dalla mia testa mentre immaginavo una vita che avrebbe potuto essere mia. 


Di solito succede solo sotto le luci del mio bagno, quella calda della lampadina sul soffitto e quella fredda del neon dello specchio creano due effetti diversi ma mettono in luce la stessa cosa. 

Sempre martedì sera stavo camminando sul marciapiedi e lo sguardo mi è caduto sulle braccia proprio nel momento in cui la luce del lampione mi ha illuminato i polsi. E ho sussultato. 

Di solito le luci del bagno mettono in evidenza solo quelle piccole cicatrici bianche e quei segni un po' rosa che non sono mai sbiaditi. 

La luce del lampione invece ha messo in evidenza una differenza abissale tra polso destro e polso sinistro. 
Mi sono ritrovata ad osservare un polso destro bianco, quasi perfetto con la pelle intonsa e mai toccata da qualcosa di vagamente tagliente. 
Poi ho spostato lo sguardo sul polso sinistro e mi è mancato il fiato nei polmoni mentre i miei occhi si spostavano da un polso all'altro non riuscendo a credere alle differenze. 
La pelle del polso sinistra non era bianca come l'altra, sembrava di guardare invece un piccolo laghetto sottocutaneo con un sottile strato di epidermide a fare da diga. 
Era come se al di sotto della pelle le vene non si fossero mai richiuse una volta che le ho aperte quella sera di dieci anni di fa e una costante emorragia fosse continuata fino a questo momento, trattenuta solo dall'epidermide. 
Tutta la zona in cui ero (sono?) solita tagliare alla luce del lampione sembrava nera/viola di sangue rappreso.  
Ed è brutto da dire, ma la mia mano destra ha iniziato a tremare per la voglia di qualcosa di tagliente, per la voglia di lasciar gocciolare via tutto quel sangue che ai miei occhi sembrava prigioniero. 
Con la ragione so che probabilmente si tratta di tessuto cicatriziale, ma ad una prima occhiata ho sentito i soliti istinti malati prendere il sopravvento per un momento prima che riuscissi a riacciuffarli per la collottola. 

L'estate è sempre il periodo peggiore. 

On air: Our Last Night - Home 

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