lunedì 11 agosto 2014

Stanotte ho sognato tua sorella. 
Era vestita come quel sabato in cui l'ho incrociata a ballare e ricordo che ci eravamo messe a parlare, ma poi qualcosa nell'atmosfera cambiava e lei diventava più aggressiva e ricominciavano le solite domande di una vita: cosa ci era successo, come eravamo arrivate fino a quel punto e perché e non potevamo fare pace e sistemare le cose? 
E le domande diventavano sempre più pressanti e io aprivo la bocca per parlare ma non uscivano suoni e lei diventava sempre più aggressiva e il suo viso sempre più una maschera spaventosa. 


Qualche notte fa - la stessa del mio ultimo post sui miei sogni e sugli attacchi d'ansia - invece ho fatto uno dei miei soliti incubi ricorrenti. 

Ancora ho sognato di essere nuovamente al liceo, ancora ho sognato di essere in ritardo nel prepararmi, ancora ho sognato di perdere l'autobus vedendomelo sfilare sotto il naso mentre mi lanciavo fuori di casa mentre ancora mi infilavo il cappotto. 
E mi sentivo la coscienza sporca perché sapevo che era colpa mia se avevo perso l'autobus, perché ero io che trovavo mille scuse per essere in ritardo - dal "alla mattina il bagno serve a tutta la famiglia" al "mi sono dimenticata di fare lo zaino ieri sera". 

Sogno sempre la stessa sequenza, gli stessi frammenti che si ripetono sempre nello stesso ordine. 
Io che nella vita reale avevo imparato a memoria l'orario delle lezioni e quindi alla sera non mi serviva nemmeno il diario per sapere che libri mi servivano il giorno dopo, nel sogno non trovo mai il diario - oppure, se ce l'ho in mano, non riesco a leggere quello che c'è scritto - e quindi mentre mi preparo la mattina vado nel panico perché non so mai che materie avrò quel giorno e perché diamine non mi sono organizzata la sera prima e oddio, non ho finito i compiti di scienze. 
Roba che "scienze" era una materia che avevo alle medie e al massimo il primo anno di liceo quando si chiamava "scienze della terra", mentre all'ultimo anno nella vita reale avevo matematica e biologia - biologia II, come la chiamerebbero gli americani - e invece nel sogno ho scienze insegnato dalla mia terribile e crudele ex-professoressa di matematica. 

Stranamente l'unica "materia" che ricordo di avere in sogno è educazione fisica e in ogni mattina che si ripete, sogno sempre di lottare per riuscire ad infilare la tuta e le scarpe da ginnastica nello zaino insieme ai libri.
Cosa che facevo anche nella vita reale perché l'autobus era già affollato con un solo zaino, se avessi dovuto portarmi anche la sacca con la roba da ginnastica non ne sarei uscita viva e per questo io e la mia compagna di banco decidevamo quali libri portava una e quali l'altra. 
Che poi educazione fisica mi metteva comunque l'angoscia: alle medie perché il mio professore ci obbligava a fare il quadro svedese e io che soffro di vertigini stavo malissimo e alle superiori perché la palestra era enorme e spesso capitava che anche altre classi avessero educazione fisica nelle nostre stesse ore e odiavo fare ginnastica davanti gli altri. 
Oltretutto il quinto anno avevo educazione fisica le ultime due ore del sabato e il mio professore era uno di quelli che non volevano sentire ragioni, di quelli che ti mandavano a cambiarti nel momento in cui suonava la campanella e non quindici minuti prima come faceva il professore che avevamo avuto nei primi quattro anni e con il fatto che quattordici ragazze in uno stesso spogliatoio ci mettono una vita a lavarsi e che la palestra era dalla parte opposta dell'uscita, ogni sabato rischiavo di perdere l'autobus per tornare a casa e di dover aspettare un'altra ora per quello successivo - che sarebbe stato pieno dei peggiori elementi che la scuola aveva da offrire e che, ma va, si divertivano a rendermi la vita un inferno. 
Non che l'autobus che di solito prendevo io alla fine della quinta ora ne fosse privo, eh. 

E così sogno sempre le stesse cose, alcune basate su fatti reali e altre all'opposto di come mi comportavo: io che non faccio i compiti e non preparo lo zaino la sera prima, io che implicitamente faccio di tutto per perdere l'autobus che so essere pieno di tutta la gente che si prende gioco di me, io che poi mi faccio venire l'ansia perché rischio di saltare la scuola e mio padre incazzato con me perché ho perso l'autobus e così è costretto a portarmi a scuola in macchina. 

Mi sono svegliata boccheggiando, con i polmoni che annaspavano per un po' d'aria e ho dovuto ripetermi che ero a casa mia e che il liceo è finito da anni e che non dovevo assolutamente prendere un autobus per andare da nessuna parte perché ero nel mio letto e che era soltanto un incubo.

Ci ho messo un po' a convincermi.

On air: Bastille - Daniel In The Den

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