sabato 19 luglio 2014

Ieri sera, prima di uscire con Serena, sono andata a prendere un pacchetto di fazzoletti - situati insieme a tutta la roba da bagno. 
E nell'armadietto dove teniamo i fazzoletti ci sono anche lo shampoo e la schiuma da barba di mio padre. 
E ci sono anche le lamette di ricambio del suo rasoio. 

E ieri sera ce n'era una fuori dalla sua scatolina, "abbandonata" così da sola come se niente fosse sullo scaffale davanti ai miei occhi. 

E mentre - per quanto assurdo possa suonare - lei "ricambiava" il mio sguardo, io l'ho presa in mano e intanto mi chiedevo se qualcuno se ne sarebbe accorto se l'avessi presa. 
Pensavo che ne ho già una in camera mia, ma intanto pensavo che ne volevo un'altra. 

Intanto pensavo che avevo voglia e che l'avrei tirata fuori dalla carta e mi sarei tagliata lì, in quel preciso luogo e momento - senza alcun motivo apparente e con mia madre nella stanza a fianco. 

Mi sarei tagliata in quel preciso momento e non mi sarebbe importato di niente altro, tranne che di provare un po' di sollievo. 

«[..] E l'ho visto quando disperato ha preso un ago qualunque e se lo è infilato lo stesso in vena. In quell'attimo il suo viso si è rilassato in una smorfia di piacere. E sembrava che quel dolore acuto gli stesse dando sollievo...» [..] «... adesso mi rendo conto che a volte il dolore è talmente grande che devi poterlo vedere, che quando è fuori fa meno male di quanto sta dentro.»

Di solito cerco di ignorare determinate cose seguendo quello che ormai è diventato il motto della mia vita - ignore it 'til it goes away - e cerco di ignorare anche pensieri e sensazioni ed emozioni che sono troppo compromettenti per la mia stabilità mentale.
Ma non sempre ci riesco. 

Questo mese non riesco ad ignorare le cose come al solito, non ci riesco da un bel po' di tempo. 
E in tutto questo frangente non ho fatto altro che annaspare e attaccarmi alle cose più labili per tentare di non cadere a pezzi. 

Mia madre dice che sono meteoropatica e che tutta la pioggia delle scorse settimane mi ha scombussolata, ma io so che c'è molto di più.
Lo so perché lo sento nei miei nervi e nelle mie ossa, lo sento nella voglia crescente di tagliarmi aggrovigliata nel mio stomaco.

Forse è il tempo, forse sono io che non riesco più ad ignorare il mio umore come di solito sono capace di fare, forse è l'avvicinarsi del primo agosto, forse è il fatto che ho visto recentemente alcune foto e vedere una determinata persona così cambiata mi ha fatta quasi avere un mancamento nel rendermi conto che la sua vita è andata avanti benissimo anche senza di me. 
E poi mi chiedo perché mai ne sono stupita. 

E ancora io non mi decido a crescere, ancora mi credo una ragazzina, ancora mi nascondo.

E mia madre mi chiede il perché di certe cose e io non so cosa rispondere, non so come farlo senza tirare in ballo insicurezze e attacchi d'ansia e autolesionismo. 
E rimango zitta. 

Ed è una cosa che sto facendo molto spesso ultimamente, quella di restare zitta. 

Si tratta comunque di una bugia quando ometti che c'è qualcosa che ti fa stare male, ma alla domanda su come stai e su che c'è di nuovo tu comunque rispondi che stai bene e che le cose procedono come solito? 

Omettere è comunque una sfumatura della menzogna? 

On air: Malbec - Was It

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