lunedì 21 aprile 2014

Oggi ho finito di leggere Forgive Me, Leonard Peacock - il penultimo libro scritto da Matthew Quick, l'autore di The Silver Linings Playbook

Non l'ho amato, di più. 
E ho pianto quasi sempre, dall'inizio alla fine. 

Il mio punto debole sono i personaggi disadattati - i cosiddetti "sfigati" - forse perché anche io sono sempre rientrata in quella categoria. 
Il libro si svolge praticamente tutto in nemmeno due giorni ed è narrato dal punto di vista di Leonard. 
Leonard, che compie diciott'anni e pensa di commettere un omicidio-suicidio. 

E alla fine ho pianto, nascondendomi agli occhi di mia madre e ogni volta che qualcuno mi chiedeva che libro stessi leggendo, io proprio non sapevo cosa rispondere. 
Come potevo spiegare il mio attaccamento a Leonard che voleva farla finita, come potevo spiegarlo quando parlare di cosa trattasse il libro si avvicinava pericolosamente alla verità? 
Quando si avvicinava pericolosamente a quello che avevo tentato di fare a tredici anni, a quel pensiero che non se n'è mai andato e che ogni tanto mi stuzzica nuovamente la fantasia, a tutti i miei atti di autolesionismo che forse erano richieste di aiuto nascoste sotto polsini e maniche lunghe ma che io mi rifiutavo di mostrare al mondo perché in fondo volevo cavarmela da sola - o forse volevo non cavarmela affatto - e a tutto quel marciume che una volta messe radici non sono stata più capace di cacciare?


“I feel like I’m broken—like I don’t fit together anymore. Like there’s no more room for me in the world or something. Like I’ve overstayed my welcome here on Earth, and everyone’s trying to give me hints about that constantly. Like I should just check out.”

Il modo in cui Matthew Quick scrive è capace di entrarmi nell'anima e so che sembra che mi piaccia e/o ami alla follia qualsiasi cosa io legga o veda, ma vi assicuro che non è così. 
Potrei citare decine di libri che ho letto e film e serie TV che ho visto che non mi sono piaciuti, quindi mi piace pensare di avere buon gusto. 
O perlomeno di conoscermi abbastanza da sapere cosa mi potrebbe piacere e cosa no.


Ho sempre amato scrivere e più di una volta ho pensato di mettermi seriamente a farlo. 
Il mio problema è che inizio e sono brava nei prologhi, nelle introduzioni - nei giri di parole che forse nessuno vuole sentire/leggere - ma non ho la costanza di costruirci una storia intorno. 
Voglio saltare subito al finale, voglio sapere come quello che in realtà non ho scritto si sia concluso. 

E allora scrivo cose brevi, estratti di un qualcosa che nemmeno esiste, parole messe insieme senza alcun senso logico. 
Pensieri che mi attraversano la mente e che forse sarebbero una buona base per una storia, una storia che comunque non scriverò mai. 
Pensieri che comunque potete leggere qui sul mio blog oppure tramite la mia pagina su EFP - pagina che viene aggiornata una volta all'anno, se va bene. 


Ormai mi sono talmente ridotta ad ascoltare solo Bastille, Yellowcard e Mayday Parade che oggi, tanto per cambiare, ho cambiato playlist sull'iPod e mi sono trovata ad emozionarmi di nuovo per gli FM Static e gli InnerPartySystem. 
È stato bello, devo ammetterlo. 

On air: InnerPartySystem - New Poetry

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