sabato 23 marzo 2013

Una volta parlavo spesso con mia madre.
Anzi, forse sarebbe più corretto dire che semplicemente parlavo.
Qualche sera fa dovevo prepararmi per uscire quando l'unica cosa che avrei voluto fare era andare a letto e le ho detto che uscire non mi piace più.
E siccome ho sempre avuto la brutta tendenza ad ironizzare sui miei problemi per non farli notare agli altri, lei l'ha scambiata per un'altra delle mie battute e mi ha risposto di non fare l'eremita.
Così ho sospirato e sono andata a vestirmi e a truccarmi.


Trovo sempre nuovi modi per mentire.
Nuovi modi per omettere qualcosa o per evitare di rispondere a qualche domanda scomoda.
Una parte della mia mente è sempre al lavoro per cercare di non cadere in trappola e non riesco mai a smettere di pensare a tutte le possibili vie di fuga.
Ormai ho sviluppato e affinato anche l'istinto di mentire, ma non è che dica chissà quali bugie astronomiche a cui non crederebbe nessuno.
Semplicemente ometto, evito di parlare di me, defletto quando una domanda scomoda si avvicina un po' troppo ad una verità altrettanto scomoda.


Martedì notte non riuscivo a dormire.
Le mani mi tremavano e avvertivo un peso sullo stomaco che mi impediva di respirare; tremavo e allo stesso tempo ero paralizzata e non mi arrivava abbastanza aria nei polmoni.
È stato impossibile resistere, non mi sentivo così fragile da tanto tempo e volevo solo che smettesse.
Mi sono ritrovata a singhiozzare in balia di tutte quelle sensazioni che normalmente riesco a bloccare mentre mi piantavo le unghie di una mano in un braccio.
E per qualche momento mi sono sentita in pace e ho ricominciato a respirare, pensando che non mi sentivo così bene da troppo tempo.


Riconosco i sintomi, ma molto spesso non faccio nulla per fermarli.
Così ho fatto due taglietti minuscoli, giusto per ricordare cosa si provava, ma il giorno dopo non bruciavano neanche e non ne ho tratto la minima soddisfazione.
Non la stessa soddisfazione che sentivo una volta.


Mi chiedo se ci sia una qualche differenza tra tagliarsi e sfinirsi di esercizio fisico.
Forse no, se entrambi servono a staccare la mente per un po'.
Ogni giorno penso che, o riprendo a tagliarmi, oppure mi faccio più di cinquanta chilometri sulla cyclette.
E ultimamente vincono i secondi.
Ma mentre pedalo, che sia con la musica nelle orecchie o davanti ad una puntata di uno qualsiasi dei mille telefilm che seguo, continuo a passare le dita all'interno del polso oppure osservo quelle piccole linee rossastre che ancora si intravedono.
Però non avverto ancora quel bisogno urgente che di solito mi spinge ad agire.
Non sono ancora sul punto di spezzarmi.


La primavera è sempre la stagione che attendo con più ansia e aspettativa.
Quel clima dolce ma ancora un po' pungente, quel clima che ha l'odore di tutto ciò che può ancora accadere.
E mi capita di ripensare a quando avevo 18 anni e a quante cose non ho fatto allora o che non mi sono goduta come forse avrei dovuto.
E sebbene la diciottenne che ero altro non era che un assoluto disastro, per l'ennesima volta mi trovo ad invidiarla.
E desidero tutto quel (poco) che aveva.
Forse perché mi sembra molto di più di quello che ho adesso.


Man mano che passano gli anni, l'odio che provo verso il mio compleanno cresce sempre di più.
E io so la vera ragione, ma faccio fatica ad ammetterla a me stessa, quindi figuriamoci se mai l'ammetterò a qualcun altro.
Così, come al solito, mento e scanso le domande adducendo scuse banali ma che sembrano stare in piedi.
Risposte che forse darebbe una persona normale.
Il solo pensare che tra meno di un mese compirò 24 anni è capace di farmi tremare la mano dalla voglia di fare qualsiasi cosa di male nei miei stessi confronti.
E quando penso alle parole di mia madre, quando dice che non posso non festeggiare perché le mie amiche ci tengono, la situazione non fa che peggiorare.
Ma immagino che come al solito indosserò la mia maschera da festa e sorriderò, fingendo di essere felice.


Una volta avevo scritto che dovevo andarmene da qui perché questo posto e chi ci abita mi stavano avvelenando piano piano.
Arrivata a questo punto, non so se era troppo tardi per andarsene perché il veleno era ormai entrato troppo in profondità o se sono stata io ad avvelenarmi da sola.


On air: Parker Theory - Beautiful You

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