martedì 5 marzo 2013

Non ho mai voglia di scrivere ultimamente.
O meglio, ho vari pensieri che mi frullano in testa ma non ho voglia di metterli nero su bianco.
Quindi, giusto per non sparire per troppo tempo, pubblico qualcosa che ho scritto a luglio e che fa la muffa nei documenti sin da allora.



Stavo ignorando i sintomi, come faccio sempre fino a quando non è troppo tardi.
Ma mi è bastato rileggere il mio vecchio blog, rivedere la vecchia me stessa e tutte le versioni di essa che ho sperimentato, per riconoscerli e cercare di fermarmi in tempo.
Ma viaggio ancora troppo veloce e anche se premo il pedale del freno, ancora non sono riuscita a fermarmi.


Riconosco quella scomoda emotività tenuta a bada dalla scorza dura dell'indifferenza e del menefreghismo, che però inizia a mostrare i primi segni di frattura.
Non va mai bene affezionarsi alle persone, perlomeno non nel mio caso, perché inconsciamente dopo abbasso le difese e mostro molto di più quello che intendo mostrare al mondo.
Inconsciamente mi lascio andare e in questo modo le cose non andranno mai a finire bene.
Ho già sperimentato fin troppo e trovare la ricetta perfetta non è mai stato semplice.


Sento l'emotività che scalcia come un cavallo non addestrato e la bestia feroce che tengo strettamente al guinzaglio scalpita e tenta di sfuggire alla mia presa e alle mie braccia doloranti.
E non glielo posso permettere.


Devo seriamente smettere di mostrare alle persone che io ho dei sentimenti, che comunque sto ancora tentando di uccidere.
Devo smettere di lasciarmi andare e, come ho scritto tanti anni fa, "di fare sentire in colpa la gente".
Se anche avessi un problema, ciò non vuol dire che io mi possa prendere il permesso di condividerlo con il mondo.
Sono stanca di vedere Serena che si stressa a causa mia perché comunque io non vado da nessuna parte.
Perché rimango con i piedi saldamente ancorati nel punto in cui mi trovo.
Come sempre lei ha ragione su molte - forse troppe - cose, ma ciò non significa che la mia vita possa uscire dai binari che ha intrapreso tanti anni fa per un viaggio di sola andata e senza ritorno.


Devo ricominciare a costruire la facciata con minuzia, devo affilare l'arma dell'indifferenza e devo esercitarmi a sorridere.
Il copione è sempre quello, ma negli ultimi tempi mi sono data un po' troppo spesso all'improvvisazione e il regista me l'ha fatta pagare non poco per questo.


Devo riprendere il controllo, perché ultimamente mi sono lasciata sfuggire le cose di mano un po' troppo spesso.
Quindi bentornata Alice fredda, razionale e controllata.
E non dimenticarti di sorridere in pubblico.

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