martedì 27 novembre 2012

"Mamma mia, ma non ti capita mai
di pensare alle cazzate che facevamo?"

Sì, ogni tanto succede.
E mi rendo conto che non sono più quella ragazzina a pezzi che ero all'epoca.
Che poi a pezzi ci sono ancora, ma in un modo totalmente diverso.


A volte mi domando fino a che punto il mio masochismo può riuscire a spingersi.
E ogni volta scopro che è sempre più lontano di quanto sarebbe desiderabile.


Sono il tipo di persona che quando chiude un rapporto poi non lo riapre, non importa quello che può accadere.
E sì, ho chiuso anche rapporti che costituivano le fondamenta della mia esistenza.
Ho buttato giù quei pilastri con mille dubbi in testa ma non per questo con meno decisione e ho continuato anche se tutto mi stava crollando addosso.
Mi sono fatta schiacciare e sono rimasta lì sotto per espiare colpe che forse non erano nemmeno mie, ma anche se razionalmente lo sapevo ciò non significava che fossi disposta a riconoscerlo.


Quando chiudo un rapporto, quando mi decido davvero a farlo, poi non torno indietro.
Continuo a covare rancore, continuo a stare in posizione di difesa.
E tutta la sfiducia, la rabbia e il dolore non mi danno tregua un secondo e mi impediscono davvero di tenere in piedi anche una minima parvenza di relazione interpersonale.
E prima di chiudere magari sono anche capace di continuare a sorridere, ma la verità è che mentre guardo la persona in questione vedo solo errori, colpe e passi falsi e digrignare i denti è una delle prime relazioni naturali con cui reagisco.


Ieri si è fatta viva una persona che, mi è stato poi in seguito fatto notare, non vedo da più di tre anni.
E questa persona mi ha fatto del male - non tanto quanto Elisa - ma fa parte di quel tipo di rapporti che stanno chiusi per anni, salvo poi riaprirsi saltuariamente contro la mia volontà.
E potrebbero anche essere cinque minuti o il doppio degli anni che sono passati in realtà, ma continuerebbe a non fregarmene assolutamente nulla di lei.


Frasi che parlavano di tempi passati, di ricordi in comune, di cazzate che ancora fanno ridere a distanza di anni - me forse non tanto - e di eventuali rimpatriate.
E l'unica parola che mi passa per la mente è un "perché?" magari seguito da un "perché no?" e poi cancellato subito.
Ammetto che ad una rimpatriata ci avevo pensato anche io quest'estate, ma è tipo un pensiero che capita appunto una volta all'anno ed è anche già troppo così.


A volte ho la presunzione di credere che solamente io sia cambiata.
Forse perché io mi vivo e vedo con i miei stessi occhi come ho smesso di parlare, di sorridere e di lasciare entrare le persone nella mia vita.
Anzi, di come io stia in realtà spingendo fuori anche quelle che ci sono già dentro.


A quella rimpatriata ci andrei solamente per far vedere ad Eleonora che non sono più quella ragazzina che riusciva a manipolare a suo piacimento, ma che poi alla fine è riuscita a sfuggire al suo controllo.
E una parte del mio cervello sta già elaborando menzogne, omissioni e svariati modi per evitare le domande più moleste.


Penso alla diciottenne che ero e forse mi sto solo illudendo di essere una persona diversa da quella che ero.
Ancora mi taglio, ancora bevo troppo, ancora mi chiudo nel mio mutismo.
Cos'è cambiato davvero in cinque anni?


"The question isn't who you are.
The question is: who did I turn out to be?"

(Numb3rs - 6x01 - Hangman)

On air: The Script - Six Degrees Of Separation

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