lunedì 30 luglio 2012

Ci sono periodi in cui sento il controllo scivolarmi tra le dita.
Periodi in cui sento di non avere abbastanza forze per tenere in piedi la facciata e allora forse "condivido" molto più di quanto io intenda fare.

Ci sono periodi in cui mi sento nuovamente troppo emotiva, in preda alla tempesta che dentro di me non si placa mai per un secondo.
Periodi in cui l'unica parola che mi viene in mente per descrivermi è instabile.

Serena dice sempre che penso troppo, che sono troppo razionale ma sono così da tanto - forse troppo - tempo che non conosco più un altro modo di essere.

Mi sono resa conto di aver smesso di fingere che non me ne importi niente sabato sera, mentre guardavo persone che mi hanno presa per il culo tutta la vita.
Le ho osservate guardarmi, studiarmi per cercare ancora un punto debole dove colpirmi, lanciarmi occhiate per causarmi attacchi d'ansia e io le osservavo di rimando e l'unica cosa che avvertivo era solamente una gran noia.
Potevano anche dire tutto quello che volevano, sussurrare tutte le malignità che gli venivano in mente ma non mi sarebbe importato.
Mi sono accorta che davvero non me ne fregava niente.

Non mi sono dimenticata che sabato era il tuo compleanno.
Dopodomani saranno anche sei anni da quando non siamo più amiche, ma la data del tuo compleanno è qualcosa che non posso rimuovere dai miei ricordi.
Non ti ho dedicato post pieni di malinconia e rimpianto e neanche post cattivi pieni di rancore e astio mai sopiti.
No, l'unica cosa che ti ho dedicato è stato il mio stato su Facebook, preso ovviamente dal series finale di One Tree Hill.

If you had a friend you knew
you'd never see again, what would you say?
If you could do one last thing
for someone you love, what would it be?
Say it. Do it. Don't wait.
Nothing lasts forever.

Mi sono accorta che non fa più male ricordare i momenti passati insieme.
Me ne sono accorta nella settimana appena passata, quando mi sono ritrovata a raccontare piccole cose di tanti anni fa a Serena e a Laura.
Non mi ostino più a chiamarti per cognome come insistevo a fare fino a poco tempo fa, in un vano tentativo di dissociarti dalla persona che eri una volta.
Certo, il mio cuore mancherà sempre un battito al tuo solo pensiero e sentirò sempre una piccola stilettata quando lo fa, ma ora il tuo nome esce naturalmente dalla mia bocca quando lo pronuncio e stanotte, mentre ero distesa a letto incapace di prendere sonno, mi sono accorta che non ho più niente da rimproverarmi.
Spero che ovunque tu sia in questo momento, tu abbia quello che hai sempre sognato.
Tanti auguri, anche se in ritardo.

Il series finale di One Tree Hill mi farà sempre piangere, anche a distanza di anni.
Non so mai se mi fa più piangere la scena finale o quella in cui Brooke ricorda il liceo.
La scena finale è il compimento perfetto di un viaggio durato nove anni, di un gruppo di adolescenti diventati adulti, ma quando Brooke ricorda gli anni del liceo... Non so, tocca delle corde che non sapevo di avere.

E allora ho ripensato al mio, di liceo.
A quegli anni in cui niente è andato come mi aspettavo alla fine delle scuole medie e alla persona instabile e incasinata che ero all'epoca.
E boh, da masochista quale sono sempre stata, mi manca.
Mi manca quella routine che avevo, anche se si trattava di fare i compiti e studiare ad orari impossibili perché non ero capace di farlo quando avrei dovuto farlo perché avevo sempre tante altre cose per la testa.
Mi manca passare le ore di lezione a scrivere qualsiasi cosa mi venisse in mente sul mio bloc-notes invece di prestare attenzione, mi mancano i chilometri macinati in quei corridoi durante la ricreazione e i cambi dell'ora, mi manca l'ala ovest - come ci eravamo chiamate noi - per fare fronte comune contro le altre quando si trattava di litigare, mi manca uscire da scuola e incontrarmi al solito posto con Serena per raccontarle tutto e sfogarmi della giornata.
Sono passati quattro anni e a volte sembrano molti di più perché la diciannovenne che ero e la ventitreenne che sono oggi hanno poco in comune.
Sono passati quattro anni e a volte invece sembrano molti di meno perché sempre la medesima diciannovenne e la medesima ventitreenne, sotto tutti gli strati superficiali, hanno forse in comune molte più cose di quanto loro stesse siano disposte ad ammettere.
E allora sì, sono passati anni ma come dice Brooke è ancora tutto qui, nei miei ricordi e nel mio cuore.

Ho sempre pensato di essere passata inosservata nella vita delle persone che mi circondavano, a parte quelle che mi hanno sempre presa per il culo ovviamente.
Soprattutto se ripenso alle scuole medie, lì davvero mi sento lontano anni luce dalla persona che ero.
Ma sabato sera, un ragazzo che veniva a scuola con me ma che era nell'altra sezione, mi ha vista e mi ha salutata e io, dopo un attimo di smarrimento, ho ricambiato.
Certo, di vista ci conosciamo da una vita dopo asilo, elementari e medie passate nello stesso edificio anche se in sezioni diverse, ma non c'è mai stato alcun rapporto, neanche il saluto se non ricordo male.

Sono queste piccole cose che molto spesso mi sbilanciano e fanno tremare tutte le mie certezze sotto i piedi.
Il fatto che forse mi ero solo convinta che nessuno mi vedesse quando in realtà ero più visibile di quanto pensassi.
Pensavo che una volta sparita dalla circolazione, anche i ricordi belli o brutti che la gente aveva di me, avrebbero fatto la stessa fine.
E ora mi ritrovo a ventitré anni ad essere salutata da persone con cui non ho mai avuto nessun rapporto e mi ritrovo a non saper cosa rispondere quando mi domandano che fine ho fatto, visto che nessuno mi ha più vista in giro per anni mentre le persone con cui ho davvero condiviso la vita mi ignorano.
È così assurdo che quasi mi viene da ridere.

On air: Peter Bradley Adams - "Bring You Home"

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