martedì 17 luglio 2012

Ci sono occasioni in cui mi guardo allo specchio e non vedo assolutamente niente.
Ci sono occasioni in cui mi guardo allo specchio e l'unica cosa che vedo sono solamente errori e scelte sbagliate e cicatrici.
Ci sono occasioni in cui mi guardo allo specchio e il primo accenno di riflesso mi fa venire voglia di rompere la superficie in mille pezzi.
E poi di rompere me in mille pezzi una volta per tutte.


Nessuno vede le cicatrici bianche che ho sul polso, a parte me.
Ogni tanto credo che anche le altre persone con la luce e l'angolazione giusta possano vederle, ma non succede mai.
E ancora non so se esserne contenta o meno.
Le guardo e non riesco a pentirmene, come forse farebbe qualsiasi altra persona.
No, l'unica cosa che riesco a provare è la voglia di farne delle altre da aggiungere alla collezione ed è terribilmente difficile resistere alla tentazione.


Un giorno mi sono svegliata con una consapevolezza di me stessa diversa, ma non ci ho dato immediatamente peso.
E nel momento in cui mi sono messa a rivalutare la mia intera vita mi sono resa conto che sono diventata esattamente come tutte le persone che ho sempre detestato.
Sono diventata cattiva e indifferente e menefreghista nei confronti di tutti quelli che non erano - sono - me.
E sono più le volte in cui non me ne frega niente nemmeno di me stessa di quelle in cui mi importa almeno un minimo.

E bere fino a vomitare quasi anche l'anima è solo l'ennesimo modo in cui tento di avvelenare me stessa e avere tregua anche solo per un attimo.

Ho spento tutto e sono rimasta al buio finché non sono riuscita ad abituarmi a vedere anche nell'oscurità e ora evito la luce come la peste.
Ho spento sentimenti positivi come amore, affetto, empatia e li ho spinti da parte, in un angolo remoto di me stessa.
Li sento lamentarsi e piangere per la mancanza di aria e luce, ma non mi importa che fine faranno.
Non trovo in me la voglia di curarmi di loro e di porre fine alle loro sofferenze. Sono solamente rumore di sottofondo, esattamente come tutte le parole che vengono pronunciate dalle persone che mi circondano.


Sono sempre stata una persona poco paziente, ma ultimamente tutti quanti stanno tirando un po' troppo la corda.
Inizio a non poterne più di tutti quelli che mi circondano e l'unica cosa che vorrei è starmene per i fatti miei e soprattutto nascondermi al mondo.
E mi viene da ridere pensando che una volta avrei fatto un ragionamento completamente opposto.


Sono una persona nota per il suo ritardo e mia madre mi ripete spesso che, da quel lato lì, non ho affatto preso da lei.
Ci sono però occasioni in cui sono anche in anticipo non solo sugli appuntamenti, ma anche sulle situazioni.
Ogni tanto mi preparo in anticipo e vado via prima solo per avere il tempo di rimanere in macchina ad ascoltare musica e mi ritrovo a sperare in un ritardo da parte delle altre persone.
A volte addirittura spero che mi diano buca all'ultimo minuto, immaginando come sarebbe rimanere parcheggiata in macchina e nient'altro che la musica a farmi compagnia.
E ci sono altre occasioni in cui magari uso la scusa di aver bevuto un po' troppo e me ne rimango in macchina con la musica a basso volume e attendo che il cielo si schiarisca perché non ho nessuna voglia di tornare a casa.


“When you find out who you are,
you’ll find out what you need.”

Già, e non sempre è qualcosa che puoi ottenere.

Ogni tanto ripeto a Serena quanto io sia stanca.
Non fisicamente, ma proprio psicologicamente.
Stanca di lottare, stanca di fingere, stanca di stare sempre in guardia, stanca di (soprav)vivere.
Arrivare a questo punto è come stare fuori al freddo con svariati gradi sotto zero e niente con cui coprirsi e fa così freddo che non riesco nemmeno a tenere gli occhi aperti.
E cederei così volentieri all'ipotermia, solo per dormire un po' e riposarmi quel tanto che basta.
Ma so benissimo che se chiudessi gli occhi, sarebbe la fine.
È solo che sono così stanca di lottare che vorrei solamente dormire cinque minuti e al diavolo le conseguenze.
Il giorno in cui mi sono arresa al freddo è stato il giorno in cui l'ho lasciato entrare e gli ho lasciato congelare tutto quello che incontrava sulla sua strada, persino il mio istinto di sopravvivenza.

"She would never admit that she was waiting for anyone because she was sure that that someone just didn't exist. She was waiting for someone to make her feel wanted and safe and accepted and cared for, without regard to her many bad faults and failures. Possibly even because of them. She was waiting for someone who wouldn't give up on her no matter what and would always be willing to show her how much she was welcomed. She never said any of this, though. Not to anyone. And maybe that's why she is constantly so frustrated and angry at everyone. Because they don't understand how much she needs them to accept her as she is, prickles and all." 

Tempo fa avevo una paura tremenda di rimanere da sola per il resto della mia vita.
Poi, man mano che la gente se ne andava e spariva dalla mia vita, ho deciso che non avrei mai più affidato il mio benessere a qualcuno.
Che se tutti non vedevano l'ora di andarsene, beh.. liberissimi di farlo.
Avevo paura di rimanere da sola e ora mi ritrovo ad aver paura che la gente entri nella mia vita.
Avevo paura che la gente mi abbandonasse e oggi ho paura che invece decida di restare.
Oggi mi ritrovo a pensare alle altre persone come ad un fardello pesante da trascinarsi dietro.
E io non ho per niente voglia di farlo.

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