lunedì 6 febbraio 2012

Quando la tua vita cambia all'improvviso non c'è assolutamente niente che possa prepararti a quello che stai per vivere.
Non un suono, non una parola, non un rumore.
È solamente questione di un attimo e niente è più lo stesso.
Il cambiamento ti coglie di sorpresa e solo dopo ti accorgi del rumore: del tuo cuore che accelera furiosamente il battito o che magari si spezza.
E avresti voluto che qualcuno o qualcosa prima ti avvisasse, ma ovviamente non è possibile altrimenti come farebbe la vita a fotterti e a godersi ogni più piccolo istante?
Non esiste un rumore prima; esiste solamente quello dei cocci dopo.
E non importa se sono i cocci del tuo cuore, della tua anima o della persona che eri prima; sono comunque frammenti che non riuscirai più a rimettere insieme perfettamente come erano una volta.

Andarmene in giro da sola, magari a piedi e con le cuffie dell'iPod nelle orecchie, mi dà davvero un senso di indipendenza a cui difficilmente riesco a rinunciare.
Quando tornavo a casa la sera dalla biblioteca e me la facevo a piedi fino alla macchina, nonostante il freddo pungente e il posto e le persone che ho sempre odiato, mi sentivo bene.
Era una sensazione strana da descrivere; avrei potuto guidare dalla parte opposta rispetto a casa mia e avrei potuto continuare a camminare fino a quando il mio iPod avesse continuato ad offrirmi canzoni per cui valesse la pena andare avanti.
Ultimamente poi, prima di andare a casa, me la giro un po' in macchina da sola.
Saluto le mie amiche, auguro buonanotte e invece di dirigermi verso casa, all'ultimo secondo cambio strada e guido a caso per vie che non percorrevo da anni, ma chissà come finisco sempre per passare davanti a casa tua.

E sai, adesso che sono passate quasi due settimane non ti penso più ossessivamente come prima.
Anche tu stai sbiadendo, come fai sempre quando non ti vedo in maniera costante.
Sei sempre presente, ma non in maniera ossessiva come fai in alcuni momenti.
Resta comunque il fatto che ti vorrei lo stesso vedere ancora.

Il mio senso di indipendenza mi permette di stemperare quella sindrome dell'abbandono radicata profondamente dentro di me.
Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma nonostante questo l'attacco di panico che ha minacciato di travolgermi mi ha lasciata non poco scombussolata e so che adesso le cose non saranno più le stesse.
Ti sto perdendo e devo cominciare a farmene una ragione perché avrei dovuto saperlo che non saresti stata per sempre accanto a me a sostenermi quando ne avrei avuto più bisogno.
Ancora una volta devo imparare a cavarmela da sola.

Il polso mi fa ancora male e ho ancora un fazzoletto attorno ad esso a fare da fasciatura.
Credevo di aver lasciato un paio di polsini in giro in caso di necessità, ma evidentemente sono finiti nelle scatole da mettere in soffitta.
E il pensiero ha continuato a torturarmi, l'idea di avere ancora un polsino addosso mi esaltava più del dovuto.
Sento l'eccitazione stringermi lo stomaco anche adesso, se solo immagino il mio polso fasciato da quella striscia di cotone elastico.
Continuavo a pensare che una volta passata la mezza slogatura, avrei potuto ricominciare.
Solo per un po', visto che è ancora inverno e che non mi devo tirare su le maniche.
Solo qui a casa e nessuno se ne accorgerebbe, nessuno farebbe domande.
Ma non posso perché non so se, una volta ricominciato, riuscirei a smettere.
Ed è una cosa che ha sempre riguardato solo me, nessuno mi può fare da baby-sitter per sempre.

"When you feel the blood rush in,
you tell yourself that you're gonna get
through it, that you're strong enough.
Yes. Yes. No matter how good it feels
to give yourself over to it, you fight it off.
You bury it. That's the only way you're
gonna survive this thing."

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